IO CHI SONO?
(comunicare fa male)
Quando sento dire: "io mi conosco, lo so come sono fatto/a" provo sempre un senso di desolazione terribile. Di solito quando viene detta questa frase ci troviamo nel bel mezzo di un monologo unidirezionale dove il parlante sta esponendo il suo soggettivissimo e momentaneo punto di vista in una diatriba dove l'interlocutore ha immancabilmente torto. In una parola: c'è un malinteso tra due contendenti ed entrambi si sentono dalla parte del giusto. Come al solito non ci si capisce.
Perchè questa è la tristissima realtà, nessuno capisce nessuno.
Dice Gurdjieff che " La comprensione dipende, in generale, dalla cosiddetta « psiche » degli interlocutori, e più in particolare dallo stato di questa « psiche » nel momento considerato".
Quindi questo vuol dire che a seconda del momento si capisce fischi per fiaschi o fiaschi per fischi.
Questo concetto ormai mi è chiaro. Purtroppo lo sperimento quotidianamente e vi assicuro che rendersi conto di non capire niente non è esaltante, soprattutto se uno ha delle pretese di intelligenza.
Ma perchè non ci si capisce?
Semplice, perchè ascoltare veramente non è facile, anzi, è impossibile. Si ascolta sempre con una parte di noi. E con quale parte? Ah beh, questo dipende da quanti siamo...e ahimè, di solito siamo in tanti, ma tanti, e ognuno ascolta coi propri orecchi. Ce n'è uno più forte degli altri che di solito prende il sopravvento e si erge a condottiero della carrozza, ed è lui che dice: Io mi conosco, lo so come sono fatto, per il semplice motivo che è più esposto degli altri. Ma non è l'unico, e se si facesse un pò di attenzione ci si accorgerebbe che la stessa cosa detta in un momento differente viene recepita in modo diverso da qualcun altro che alberga in noi.
Ho scoperto che la chat è un ottimo strumento per osservare questo meccanismo.
Se si rilegge "a mente fredda" una conversazione che ci ha particolarmente toccati e mossi emotivamente, sarà probabile che ci si accorga con sgomento che abbiamo travisato tutto. Ci vuole un pò di onestà con se stessi e bisogna mettere da parte l'orgoglio di voler aver per forza ragione.
Per me che sono "comunicativa" (leggi logorroica) scoprire di non capire niente e che quindi il parlare è una perdita di tempo e di energie, è stato un duro colpo.
Quando, mentre sto parlando tutta presa da quel che dico, mi ricordo di questa cosa e mi accorgo di essere a fare niente, istantaneamente mi passa la voglia di parlare e resto bloccata, col discorso a metà, l'altro che mi guarda con fare interrogativo e io che non so più andare avanti. Di solito lo dico, dico che mi è passata la voglia di parlare. Questo getta subito un ombra di imbarazzo e di incomprensione, ma tanto, mi dico, anche prima non ci stavamo capendo quindi tanto vale renderlo manifesto!
Se riuscissimo a osservarci veramente mentre parliamo con gli altri ci renderemmo conto che siamo "uno nessuno e centomila" e la domanda: ma io, chi sono???? sorgerebbe spontanea...
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