domenica 12 aprile 2020

LA MIA PASQUA AL TEMPO DEL CORONAVIRUS

(La Resurrezione di Cristo 1501-1502 circa, attribuito a Raffaello, Museo d'Arte di San Paolo, Brasile)

Oggi è il giorno di Pasqua 2020 e tutto avrei pensato tranne che essere in Quarantena a scrivere un articolo sul mio blog, è proprio vero che la realtà supera la fantasia...Oggi tutto il mondo vive la stessa condizione, credo che nella storia del genere umano non sia mai capitato che tutti si viva la medesima esperienza, chiamata coronavirus.
Con le dovute differite temporali (l'Italia vive lo stato di quarantena da tanti giorni, non si capisce bene quale sia la data di inizio ufficiale, chi dice l'8 marzo, chi il 4, chi il primo marzo, chi il 5 quando sono state chiuse le scuole, chi il 25 febbraio, data del primo dcm) tutti gli esseri umani del mondo si troveranno a confrontarsi con un nemico strano, imprevedibile e quel che è peggio: invisibile.
Questa cosa dell'invisibilità apre a innumerevoli riflessioni. La prima che mi salta all'occhio è che tutto ciò che non si vede e non si conosce non può essere previsto, da qui l'ansia e l'angoscia che ne derivano. Dove stiamo andando? Cosa sta accadendo? Contro cosa stiamo combattendo? Personalmente, avendo fatto della pacificazione una vera e propria meta da raggiungere, non mi sento in guerra contro niente. Il fatto di non essere in guerra non mi difende però dagli attacchi che ricevo e che mi fanno comprendere che la guerra c'è eccome e il nemico coronavirus è solo la punta di un iceberg gigantesco. La rabbia sociale che sta aumentando in modo drammatico, mi spinge a cercare di capirne le cause. La prima causa che mi salta all'attenzione è che adesso sembra esserci una generale presa di coscienza del fatto che si muore. Nella nostra società obnubilata e illusa di trovarsi nel "miglior mondo possibile" la morte non trovava spazio. Adesso si, la morte è arrivata e dimostra tutta la sua ineluttabile potenza, ci viene a prendere in casa, colpisce i nostri cari e ci rende tutti potenzialmente "colpevoli" in quanto untori presunti. E' una morte buona però, perchè risparmia i bambini, una morte più gentile di quella che colpisce altri continenti, basti pensare a cosa accade ogni giorno in Africa o in Siria. Ma quelle son realtà lontane, che ci sfiorano appena e alle quali ormai ci siamo tutti abituati, vedere una foto di un bambino del Biafra ormai è quasi retorica... però riflettendoci bene questa morte tanto buona non è perchè ci strappa i nostri affetti e li consegna a un meccanismo disumano per tutti coloro che hanno la sfortuna di viverlo in prima persona, da chi ci lavora a chi ci finisce dentro. A questo punto il lettore mi permetterà una riflessione pasquale sulla morte in quanto momento importantissimo e centrale della vita di un essere umano. Sono profondamente convinta che una società nella quale il rispetto verso il morente non sia garantito non possa definirsi "civile". Allora mi chiedo: morire soli, chiusi in stanze dove l'unica luce è quella al neon, attaccati ad una macchina che suona, col nostro vicino che sta peggio di noi, senza nessuno che possa darci un conforto, intubati e terrorizzati, questo è quello che la moderna medicina è in grado di offrire ad un essere umano? So di cosa parlo perchè ho vissuto l'esperienza in prima persona, ci sono stata in una situazione del genere quindi parlo di qualcosa che so, ho avuto il tubo in bocca fin nella pancia, i tubi nel naso, le sonde ovunque e ho sentito cosa significa quando una macchina respira per te, quindi lo so e posso parlarne. Ne parlo con gratitudine perchè quando è accaduto a me, fortunatamente non c'era l'emergenza e la sala rianimazione dove ero io aveva tutte le attrezzature per potermi soccorrere. Non erano ancora stati fatti i tagli e ancora si poteva sperare di transitare brevemente in quei luoghi di sofferenza e poi poter avere una degenza serena. Ma oggi, nel ventunesimo secolo, mentre ci sciacquiamo la bocca coi bei discorsi, la realtà che abbiamo costruito qual è? La realtà è che manca tutto perchè son stati fatti tagli proprio laddove non dovevano essere fatti, la realtà è che i nuovi lazzeretti sono gironi infernali, la realtà è che nessuno ha mai pensato che esiste un diritto umano alla morte dignitosa, perchè la nostra società basata su una fede incrollabile nei dogmi della scienza, non prevede la morte come evento facente parte della vita. Allora mi chiedo: cosa significa vivere? Significa comprarsi tutto ciò che la società consumistica mi dice che devo avere per essere felice? Significa avere una pasticca che mi dia l'illusione di non morire mai? Significa mangiare la foglia dell'oblio e illudermi che la morte non faccia parte della vita? Credo che in questo giorno di resurrezione e di inno alla vita, non basti mangiare la vittima sacrificale che altro non è che il simbolo del continuare a dormire sonni che ormai sono finiti. Quindi invito tutti ad aprire gli occhi e a preferire una scomoda verità a una bella illusione confezionata apposta per chi specula e guadagna sulle debolezze e sull'ignoranza dilagante.
Come dice Jiddu Krishnamurti: "Non è un segno di buona salute mentale essere bene adattati a una società malata", non è un vaccino che ci salverà dal fallimento dell'ottica neoliberista.