giovedì 3 ottobre 2013

VOGLIO TORNARE BAMBINA



Dipingere non è per niente facile, anzi, se non volendo ti scatta di pensare: ma cosa sto facendo??? sei finito. Di solito l'artista non si pone certi problemi e fa bene. Tutto preso dall'atto del creare si identifica completamente in ciò che fa, diventa il quadro. E' per quello che ci resta così male quando incontra pareri negativi, perchè la butta sul personale. 
Io personalmente ho passato un periodo di così totale identificazione con i miei quadri che ho smesso di dipingere. Si perchè non potevo tollerare la critica negativa e, ancor peggio, essendo io un tipo fortemente autocritico mi esponevo costantemente al mio giudizio castrante e distruttivo.
La peggior nemica di me stessa. E a niente servivano gli incoraggiamenti esterni..quando uno si vuol far del male va lasciato stare, e questo secondo me è un principio universale.
Ho risolto il problema con me stessa non considerandomi più e non pensando a quello che stavo facendo. Tra fare e non fare è sempre preferibile fare. Ai posteri l'ardua sentenza....e poi a non prendersi troppo sul serio si finisce per divertirsi, perchè tutto diventa un gioco, libero e creativo e soprattutto leggero!
Quando guardo i bambini disegnare resto sempre perplessa...perchè non riesco mai a intuire cosa stanno per  fare. 
L'altro giorno osservavo il mio bimbo mentre era alle prese con uno squalo. Doveva fare la pinna dorsale e io gli ho suggerito di metterla dove deve stare, cioè al centro della schiena. Invece no! Lui l'ha messa sulla testa e poi visto che c'era ancora spazio ne ha fatta un'altra e prima che io potessi dire:basta!!! ne ha fatta un'altra. Tre pinne. Inconcepibile. E invece era una gran figata, e soprattutto non era uno squalo qualsiasi ma era quello squalo, il suo personale...irripetibile e personalizzato. 
Per non parlare dei colori! le soluzioni cromatiche di un bambino sono sempre imprevedibili, originali, uniche. E non si basano sulla casualità, niente affatto. Il bambino "sente" il colore, non lo ragiona non ci sta a pensare, va di istinto.
Anche il segno segue la stessa fortunata sorte. Il bambino mette le linee nei posti più impensati, dove tu non l'avresti mai e poi mai messa e ti costringe a seguire una forma che il tuo cervello non vorrebbe perchè...cavolo, se solo avesse fatto questo dettaglio sarebbe venuto bellissimo e invece... e invece ha fatto un'altra cosa ed è venuto fresco, infantile, candido e ingenuo.
Voglio disegnare come un bambino.
Sembra facile.
Ci si accorge solo provandoci di quante sovrastrutture abbiamo..è un'impresa ardua ritornare a quella semplicità e immediatezza, a quella totale immersione nell'atto creativo...
Ovviamente queste cose non le ho capite io per prima, come al solito ci era già arrivato qualcun altro: il gruppo Cobra per esempio: Paul Klee (il mio preferito in assoluto), Corneille, Karel Appel solo per citarne alcuni...Basquiat l'ha applicato al graffitismo...la lista è lunga, lunghissima e volendo potrebbe toccare anche Picasso...
Adesso capirete perchè quando sento commenti sui miei quadri del tipo:"questo qua lo farebbe anche mio figlio che ha cinque anni", detto evidentemente con tono critico e polemico, la mia reazione è di estrema soddisfazione e appagamento. Di solito chi lo dice resta spiazzato di fronte al mio "grazie!!!", ma per me è la conferma che almeno in quel caso sono riuscita nell'intento di tornare bambina... .

2 commenti:

  1. Mi associo, mi incollo, senza copia...Picasso lo tocca eccome, cito :"A quattro anni dipingevo come Raffaello, poi ho impiegato una vita per imparare a dipingere come un bambino" ( qui il copia incolla c'è : Wikiquote)
    Nel sumi-e (la pittura ad inchiostro orientale) l' intento è quello di giungere all' assenza di intenzione. Un paradosso bell' e buono, si potrebbe dire, ma se si pensa che per estrarre una spina conficcata sotto la pelle se ne usa un' altra, all' occorrenza ancor più sottile ed acuminata, ecco il nostro paradosso sparire come una bolla di sapone.
    Il percorso è lungo, passa dall' estirpazione di ciò che sono le credenze più radicate, vedi la convinzione che l' apparenza esteriore del soggetto racchiuda tutta la realtà....e qui entriamo nel campo filosofico con la diatriba millenaria fra essenza e apparenza, spirito e materia...ma chi ce lo fa fare?! ...ma l' artista lo deve fare!...Torniamo indietro, poi, nel cammino mediano ci si imbatte nella meccanicità del gesto, amara eredità della nostra cara matrigna Era Industriale, provate a tracciare di getto tre semplici linee su di un foglio. Il risultato sarà nella maggior parte dei casi tre linee parallele e della stessa lunghezza. Insomma pare chiaro che il percorso sia apparentemente a ritroso un gioco a levare per giungere lì dove il giudizio non fa presa non attecchisce, nemmeno scalfisce l' anima tornata a quell' innocenza beatamente ignorante di tutti i ma ed i se che nulla hanno a che vedere con l' atto puro del dipingere...( wow c'è l' ho fatta a fermarmi! :-D )
    Concludo con un piccolo aneddoto: Mi trovavo davanti alla mia tavoletta con lo schizzo già portato a chiaro scuro di un paesaggio quando mi si avvicinò la piccola (allora 5 anni) Sharon, e con un tono innocentemente critico mi disse : "Mimì, ma perchè non dipingi? Perchè fai sempre case, alberi, tazze e nuvole?" Eccomi irrimediabilmente, ormai da anni, alla ricerca di quell' innocenza, di quella scintilla...

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    1. Caro Santo, grazie per il tuo commento. A proposito di righe, mi viene da ribattere con un aneddoto al "contrario": una volta osservando la figlia di un'amica che disegnava una riga le chiesi, tutta incuriosita e aspettandomi chissà quale risposta: cosa rappresenta? e lei girandosi mi guardò con un'espressione come a voler dire: ma questa è proprio scema e rispose: una riga!
      non ti dico come mi son sentita in quel momento. Ce n'è tanta di strada da fare con noi stessi per ritornare a quella dimensione dove la mente non ha ancora preso il sopravvento....

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