martedì 10 dicembre 2013

l'opera d'arte e l'artista


L'artista deve avere qualcosa da dire perchè il suo compito non è quello di dominare la forma, ma di adattare la forma al contenuto. (è chiaro che stiamo parlando di educare l'anima e non di inserire a forza in ogni opinione un contenuto, donandogli espressione artistica. poichè allora si avrebbe solo un lavoro cerebrale senza vita. Se l'anima dell'artista è viva non ha bisogno di teorie cerebrali. trova da sola qualcosa da dire, qualcosa che nemmeno l'artista in quel momento conosce. Gli dice quale forma usare e dove trovarla, nella natura esteriore o interiore).



L'artista non è un beniamino della vita; non ha il diritto di vivere senza un compito, deve svolgere un lavoro duro e questa è la sua croce. Deve sapere che le sue azioni, i suoi sentimenti, i suoi pensieri, sono il materiale sottile, impalpabile ma concreto che forma le sue opere.



L'artista non è libero nella vita ma solo nell'arte. Di conseguenza ha una tripla responsabilità nei confronti del non-artista:
1)deve rendere i talenti che gli sono stati affidati
2)le sue azioni, i suoi pensieri,i suoi sentimenti come quelli di ogni uomo, formano l'atmosfera spirituale e dunque la illuminano o la intorbidano.
3)queste azioni, questi pensieri, questi sentimenti formano la materia delle sue opere, che influenzano anch'esse l'atmosfera spirituale.
L'artista è un "re"non solo perchè ha un grande potere ma anche perchè ha un grande dovere.
Se l'artista è il sacerdote della bellezza, la bellezza deve ispirarsi al principio del valore interiore. L'unica misura della bellezza è la grandezza della necessità interiore.
E' bello ciò che è interiormente bello.
Uno dei pionieri, uno dei primi compositori spirituali di quell'arte di oggi da cui deriverà l'arte di domani, Maeterlinck, dice:
"Non c'è niente al mondo che desideri la bellezza e sappia diventare più bello dell'anima....Perciò pochissimi resistono al fascino di un'anima che si dedica alla bellezza".
Questa proprietà dell'anima è l'olio che rende possibile la lenta, impercettibile ascesa (a volte esteriormente bloccata ma interiormente sempre viva) del triangolo spirituale.
(Wassily Kandinsky, Lo spirituale nell'arte)



sabato 7 dicembre 2013

Sulla vanità

(Paul Delvaux, conversazione)


vanità
[va-ni-tà] ant. vanitadevanitate
s.f. inv.


1 Fatuo compiacimento di sé e dei propri pregi, reali o presunti, accompagnato da smodato desiderio di ammirazione e di plauso
2 Inconsistenza, carattere di ciò che è privo di sostanza effettiva, di reale valore, di fondamento.
3 Inutilità, carattere di ciò che è privo di effetto reale, di efficacia
4 lett. Carattere di chi è vano, vuoto, privo di consistenza materiale


 


Dove ci conduce la vanità? Il savio ha mille ragioni quando afferma che la vanità è la nemica della felicità.
Pierre-Ambroise-François Choderlos de LaclosLe relazioni pericolose, 1782

Tutte le relazioni umane sprofondano nelle paludi della vanità e dell'egoismo. 
Sándor MáraiLe braci, 1942








Non esiste vanità intelligente.
Louis-Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte, 1932

Tutto è vanità solo vanità
vivete con gioia e serenità
state buoni se potete
tutto il resto è vanità