martedì 29 ottobre 2013

SVEGLIAAAAAAA!!!!!
(Buon Kaliyuga a tutti)   


Ma ci fai o ci sei? Verrebbe da dire: ci fai! E invece no, ci sei, ci siamo. Che lo si ammetta o no non cambia nulla. A nessuno interessa che ci rendiamo conto di questa grande verità: l'uomo, nel suo stato ordinario, è profondamente addormentato. Cosa vuol dire? Vuol dire che si lavora, si va per la strada, si guida l'auto, ci si sveglia alla mattina e ci si addormenta alla sera, sognando. 
Voi direte, ma se mi sveglio alla mattina, come posso dormire? Se per svegliarsi bastasse aprire gli occhi al mattino...beh, saremmo a posto, non esisterebbero tutte le tradizioni spirituali, religiose, esoteriche (che poi dicon tutti la stessa cosa), non esisterebbe sofferenza, dolore, problemi,litigi, guerre...insomma, saremmo nell'Età dell'oro!!!
E invece siamo in quello che,nelle Scritture induiste viene definito  Kaliyuga (lett. "era del punteggio perdente")..c'è bisogno di spiegarlo? Ma si! facciamoci del male: allora, secondo il calendario indù, questo bel periodo caratterizzato da numerosi conflitti e da una diffusa ignoranza spirituale, durerebbe circa 432000 anni (si, avete letto bene) e dovrebbe finire indicativamente intorno al 428.899 dC, giorno più giorno meno...
Alla fine di questo bel periodo il mondo dovrebbe ricominciare con un nuovo Satya Yuga, la famosa Età dell'Oro. Bene. Sarà vero?
Vediamo nello specifico cosa caratterizza questo lasso di tempo (a noi che campiamo in media 80 anni quando ci va bene sembra infinito ma se lo paragoniamo all'eternità diventa un batter d'occhio):
1)Guerre (ce l'abbiamo)
2)Rispetto: le persone non sono più valutate per ciò che valgono ma per ciò che possiedono (ce l'abbiamo, rimando a tutti quelli che obiettano qualcosa l'analisi che Alexander Lowen fa della nostra società nel saggio sul narcisismo, poi se ne riparla...)
3) Gi individui cambiano in negativo, sono più deboli e si ammalano facilmente (ce l'abbiamo, pensate alle malattie che ci affliggono), sono più deboli psicologicamente (anche questa ce l'abbiamo, basta pensare al grado di nevrosi che stiamo raggiungendo), ci sono un sacco di falsi maestri e profeti della domenica (anche su questo punto non si può dissentire).
4)cambiamenti nelle donne...parliamone. Leggo su Wikipedia:" Le donne in questa epoca diventano lascive ed immorali per natura. Nonostante in un primo momento siano trattate come inferiori ai maschi ed abusate, più avanti nel tempo cominciano a rivestire ruoli importanti in politica ed in altri affari, e questo culmina in sempre maggiori scontri di ego con gli uomini. Le donne cominciano a tradire i propri mariti e ad avere relazioni extra-coniugali. I divorzi incrementano, con sempre più bambini cresciuti da un unico genitore. Molte donne intraprendono l'adulterio e la prostituzione". (beh, oddio....se ci guardiamo intorno di esempi ne troviamo, poi ci sono quelle che uniscono tutte queste caratteristiche in un'unica abilità e vanno al Governo).



Che dire? Sarà mica vero? Queste cose non le hanno scritte i nostri contemporanei ma si trovano nelle Scritture, quindi è già un pò che si sanno e mi paiono sempre attuali (beh, il 428.899 è lontano)...
E adesso, come dice la Gabbanelli in Report, la BUONA NOTIZIA: possiamo far qualcosa.
Cosa?
Per esempio cominciare a renderci conto di quanto siamo assenti a noi stessi durante la giornata...volete provare? fate questo piccolo esercizio: imponetevi per un giorno intero di ricordarvi che state passando sotto una porta ogni volta che ci passate. 
Un gioco da ragazzi! Bene, provateci e vi accorgerete con sgomento che non ve ne ricorderete mai, sempre ammesso che accettiate l'idea di fare questo piccolo tentativo.
Dice Ouspensky:
Spesso viene fatta la domanda: possiedono tutte le persone la possibilità di svegliarsi? No, assolutamente no: soltanto pochissime sono capaci di rendersi conto che dormono e di fare gli sforzi necessari per svegliarsi. Per prima cosa, un uomo deve essere preparato, deve comprendere la propria situazione; poi deve avere abbastanza energia e desiderio sufficientemente forte per riuscire a venirne fuori. 
Buon Kaliyuga a tutti!!!!!

chi fosse interessato può dare un'occhiata al calendario delle ere:



domenica 27 ottobre 2013

LA NATURA DEL TERRENO
(ovvero come comportarsi nella vita)



Continuo a parlare dell'arte della Guerra di Sun Tzu perchè il successo che ha avuto il precedente articolo mi conferma quello che penso: è un libro utile, utilissimo a tutti!
Nel Capitolo XI: I NOVE TERRENI (JIUDI) vengono spiegati i vari tipi di terreno che può trovare l'esercito ovvero, le varie circostanze che l'esercito (cioè noi) si trova (ci troviamo) a fronteggiare nel corso della vita. Ovviamente stiamo parlando di un esercito deciso ad avanzare, è un manuale strategico che ha come scopo la vittoria e non l'arresto!!!!
I terreni, dice Sun Tzu, possono essere: dispersivi, poco importanti, contesi, aperti, di intersezione, impegnativi, ardui, accerchiati e...mortali (!).Oggi prendo in considerazione il terreno arduo. Perchè? Perchè mi piace tanto, lo trovo così familiare e sfido chiunque a dire il contrario. Si definisce arduo un terreno in cui l'avanzata è resa difficile da montagne, foreste, paludi, acquitrini. Quale miglior esempio a simboleggiare tutte le circostanze in cui, muniti di entusiasmo e buona volontà ci accingiamo a intraprendere un progetto e...apriti cielo! sorgono difficoltà ovunque che ci arrestano nella nostra corsa verso la realizzazione. Oppure basta anche entrare in un qualsiasi ufficio pubblico (altro che montagne... ci troviamo di fronte l'Everest della burocrazia!!!)..cosa consiglia il nostro beneamato Sun Tzu in caso ci trovassimo su un terreno arduo?
"Su un terreno arduo mi spingerò avanti"
Come dire..mai mollare! Se l'esercito si trova in mezzo a una palude, mai fermarsi! avanti e uscire dalla palude. Lo stesso vale per le montagne o le foreste, mai mai mai bloccarsi nella difficoltà, capito?
Mi rivolgo a tutti coloro che stanno affrontando un terreno arduo: non mollate mai, anche quando vi siete impantanati per bene e vi sentite il fango entrare nelle mutande: andate avanti! Fate uno sforzo e avanzate, non vorrete mica restare nella palude tutta la vita? Tanto non vi viene a salvare nessuno, dalla palude si esce con le proprie forze!



sabato 26 ottobre 2013

COME VINCERE IN BATTAGLIA

(guerriero)

L'arte della Guerra di Sun Tzu è un libricino di un centinaio di pagine. Apparentemente insignificante...vi si trova scritto di strategie militari, di spie a alleanze, di vari tipi di attacco e di terreni più o meno favorevoli per muovere gli eserciti. Un manuale per condottieri e anche un tantino datato, risale al IV secolo a.C!!!
A una lettura superficiale è e resta un libro che non dice nulla a noi occidentali del 2013. 
In realtà è il libro più utile che abbia mai trovato, insieme all'I Ching e al Tarot, che può essere considerato un libro, muto, ma sempre un libro. 
Non ce la stiamo a raccontare, la vita è difficile. E' una continua sfida, l'imprevisto è dietro l'angolo, sfido chiunque (anzi, siete pregati di manifestare il vostro dissenzo) a dire che la vita è una passeggiata. 
E allora come affrontarla? C'è chi si deprime, perde la grinta e si chiude in una quotidianità monotona, che non sempre è rassicurante perchè basta niente per mandare all'aria tutte le sicurezze che credeva consolidate.
C'è chi la prende di petto e combatte, sicuramente meglio che subire passivamente gli eventi ma c'è il rischio di consumare tutte le energie in battaglie inutili.
Poi c'è lo stratega. Lo stratega è raro ed è quello che mi piacerebbe tanto emulare, se solo fossi un pò meno identificata con le cose che mi succedono...Lo stratega è colui che non perde la calma, pondera la situazione e fa quello che si può fare, non quello che vorrebbe. Qui c'è una differenza fondamentale. Un conto è quello che desidereremmo accadesse, un conto è quello che accade e la realtà in cui ci troviamo immersi. Inutile lamentarsi e disperarsi se le cose non vanno esattamente come ci piacerebbe...è ovvio, per esempio, che la perdita del lavoro sia un evento nefasto (non sempre però). Lo stratega non perde mai la calma, pondera la situazione e agisce conformemente a quello che la realtà permette. Egli ha uno scopo e lo persegue modificando la propria condotta in base a ciò che può o non può fare.
Ed ecco che la vita si trasforma in un campo di battaglia dove la battaglia deve essere evitata fin dove è possibile. Bisogna adottare strategie a seconda del tipo di terreno e sapere quando avanzare e quando ritirarsi. Perchè non sempre la ritirata è segno di fallimento, anzi, spesso ritirarsi di fronte a una sconfitta sicura è già una vittoria!
Nell'arte della Guerra è spiegato tutto questo, sostanzialmente è un libro dove si impara le tecniche per vivere.

(Sun Tzu)


giovedì 24 ottobre 2013

E TU, CHE ANGELO SEI?



Secondo la tradizione cabalistica ebraica ad ognuno di noi è affidato un angelo. Ogni angelo ha infatti la propria dimora in cinque gradi dello zodiaco, il che significa che basta sapere l'ora della nostra nascita per individuare il nostro angelo custode.
E' interessante cercare il proprio e leggere le caratteristiche perchè, volenti o nolenti, dobbiamo ammettere che corrisponde a certe nostre tendenze. Nella cabala si dice che l'angelo, il nostro angelo personale, può essere invocato per chiedere aiuto e benessere nello svolgimento della giornata (il mio probabilmente è in sciopero da qualche tempo...o forse disattendo al consiglio di chiamarlo in causa alla bisogna, non saprei). 
L'angelologia è una disciplina comunque affascinante. Gli angeli sono presenti in tutte le tradizioni, nel Cristianesimo, nell'Islam ma anche nel vedismo, nell'induismo e nelle religioni animiste. Gli angeli sono entità che fanno da ponte tra noi uomini e quello che chiamiamo Dio. 
Nella tradizione cristiana gli angeli sono divisi in cori, ne parla Dionigi l'Aeropagita nel De Coelesti Hierarchia: 
- Prima gerarchia: serafini, cherubini, troni
-Seconda gerarchia: dominazioni. virtù e potestà
-Terza gerarchia: principati, arcangeli, angeli.
Ogni gerarchia ha un compito preciso e determinate competenze.
E' bello pensare che esistano intelligenze superiori che operano per scopi determinati, in linea con logiche che noi non possiamo neppure sperare di intuire...a chi non è successo almeno una volta nella vita di sentirsi protetto da qualcosa di superiore? O anche solo di avvertire una sensazione di benessere improvvisa e senza motivo? Son quelle cose strane che la mente logica non accetta perchè non può accettare, non le appartengono. Son sensazioni che appartengono ad altre facoltà degli esseri umani... .
Per chi fosse interessato ad approfondire, in questo sito si può trovare molte informazioni interessanti:

http://www.angelologia.it/


mercoledì 23 ottobre 2013

UNA STORIA D'AMORE TURCA




La storia di Zuleika e del suo amore folle per Giuseppe è narrata nel libro della Genesi, nel Corano e anche nella Torah.
Ci sono molte versioni di questa vicenda.
Zuleika si innamorò perdutamente di Giuseppe. Il problema è che lei era la moglie del capo delle guardie del faraone e Giuseppe era il suo schiavo. Per questa passione lei divenne lo scandalo dell'aristocrazia egiziana, una donna del suo rango e per giunta sposata, innamorata di uno schiavo. 
Zuleika sacrificò denaro, reputazione, rango, per amore di Giuseppe. Quello che provava era talmente forte e sconvolgente da andare oltre a qualsiasi convenzione sociale. Ma era così irresistibile quest'uomo? 
Pare di si. Si narra che per far capire quello che viveva alle amiche che la biasimavano, un giorno Zuleika le invitò a pranzo e dette loro da sbucciare della frutta. Mentre erano tutte prese dall'operazione col coltello in mano, Zuleika fece entrare Giuseppe e queste, dimentiche di quello che stavano facendo, ipnotizzate dalla di lui beltà, si tagliarono le mani. 
Da quel giorno nessuna amica disse più nulla a Zuleika, e lei, ripudiata dal marito, persi i soldi e la posizione sociale, persa la bellezza a seguito di tante tribolazioni, si ridusse a vivere di elemosina. 
Un giorno Giuseppe la vide per strada, a lui era girata bene, era diventato ricco e libero. Le offrì di sposarla, subito, in quel momento. Zuleika rifiutò... ?
Perchè? 
Perchè in tutto quel tormento, nella perdita di tutto ciò che aveva, Zuleika aveva capito che il grandissimo sentimento che provava per Giuseppe era solo l'ombra di un amore più grande,una volta trovato quello, non aveva più alcun desiderio.


Rembrant (Putifarre e sua moglie)



martedì 22 ottobre 2013

UNA STORIA D'AMORE PERSIANA


Leyla e Majun

Forse la più bella storia d'amore della letteratura persiana.Ci sono varie versioni di questo amore contrastato. A me piace quella in cui,come Romeo e Giulietta, Leyla e Majun si amano fina da piccoli ma non possono sposarsi perchè le famiglie sono contrarie. Lui diventerà un "folle" d'amore, abbandonerà gli uomini e la società per vagare cantando versi,  lei si chiuderà nel suo bel giardino, e nonostante un matrimonio impostole dalla famiglia, continuerà ad amare Majun segretamente.



lunedì 21 ottobre 2013

KANT AVEVA RAGIONE...


Aveva capito un sacco di cose. Il problema è che quando lo leggi nei libri è una palla incredibile.
Ai tempi del liceo l'ho odiato(lui come tanti altri). Kant,con le sue categorie e critiche varie mi ha rovinato pomeriggi interi e a volte anche i dopocena....insomma, senza farla troppo lunga, il concetto base è che ognuno interpreta la realtà a modo suo e la percezione oggettiva delle cose non ce la possiamo avere. Perchè? Perchè tutto quello che vediamo, tutto, tutto quello che ci accade, tutto quello che conosciamo, lo filtriamo attarverso il nostro personalissimo modo di essere. Noi facciamo esperienza della vita e delle cose, ma la realtà non la conosceremo MAI.  E non mi si chiami in causa Galileo e il metodo scientifico perchè, alla luce delle nuove teorie della fisica, decade irrimediabilmente. Il fatto che la scienza sia arrivata anche solo a porsi il problema che, quando si va nell'infinitamente piccolo, i risultati dell'esperimento sono legati alla presenza di un osservatore cosciente, dovrebbe far pensare. Il mio caro, carissimo e mai abbastanza amato Jung, dice la stessa cosa. Tutto quello che ci arriva dal mondo fisico è una proiezione, un'immagine, un riflesso della realtà, filtrato dal nostro occhio irrimediabilmente legato alla nostra mente, irrimediabilmente condizionata dalla nostre esperienze passate ecc ecc... .
Che fare? Rendersi conto non a livello teorico ma con un'esperienza reale della verità di queste cose sarebbe già un balzo nella direzione di quella che il mio amico Jung chiama individuazione.
Basterebbe chiedersi ogni tanto: ma ci sono o ci faccio?
Io me lo chiedo. La risposta è deprimente, ma almeno ne ho la consapevolezza: nove volte su dieci ci faccio, me ne accorgo, prendo atto e vado a cuccia....!!!





venerdì 18 ottobre 2013

COSA VUOL DIRE AMARE?


Cosa c'è alla base delle relazioni? Penso a tutti i tipi di relazione, quella madre figlio, quella d'amicizia e quella d'amore. I rapporti umani insomma. A me pare che fondamentalmente ci sia uno stato di bisogno. La madre che vuole il bene del figlio, capita sovente che lo rovini...il troppo bene ammazza, dicono. Penso a quelle mamme che hanno amato così tanto il loro figlio da volerlo tenere sempre con sè o volevano così tanto il meglio per lui/lei da non ascoltare le sue esigenze. La domanda che viene spontanea è:ma volevano veramente il bene del figlio o perseguivano un loro bisogno? Lo stesso accade in tutti i rapporti. Siamo autocentrati sulle nostre esigenze e non prendiamo in considerazione l'altro per ciò che realmente è. L'altro deve rispondere alle nostre aspettative, soprattutto se gli vogliamo bene! Come sarebbe bello invece, se riuscissimo ad essere liberi da questi condizionamenti. Se avessimo la tranquillità interiore per accettare che l'altro è quello che è, ha il diritto di essere se stesso e di comportarsi liberamente, senza dover sentire il peso dell' "amore" castrante di una madre, di un padre, di un compagno. Le relazioni diventerebbero condivisione e non un contratto con delle regole da rispettare, entrerebbe nei rapporti umani quella "cosa" che si chiama libertà e che secondo me è alla base del rispetto dell'altro. 






giovedì 17 ottobre 2013

COME VANNO LE COSE?


Se la vita fosse una linea retta saremmo tutti morti. La vita è un flusso, di vuoti e di pieni, una curva sinusoidale. Lo avevano capito bene i cinesi. Quando il movimento cessa, la vita finisce. Penso a questo concetto applicato alla vita di tutti i giorni. Quando si cade nella monotonia, quando un giorno è uguale all'altro, scandito dagli stessi orari, dalle stesse abitudini che si portano dietro gli stessi pensieri...si crea una gabbia apparentemente protettiva, possiamo prevedere quello che accadrà da qui ai prossimi 10 anni, imprevisti catastrofici a parte. Ma questo è un blocco! Non scorre più energia, non c'è più vita. 
Se fossi io la prima ad aver capito questa verità, potrei fondare una religione e diventare una specie di Sai Baba contemporaneo. In realtà questo concetto sta alla base della dottrina Taoista. 
La conoscenza di come si manifestano gli eventi porta alla loro accettazione, l'accettazione porta alla "non-azione" che non significa non fare niente ma seguire il flusso, abbandonarsi alla corrente sempre avendo uno scopo ben preciso. Ognuno dovrebbe trovare il proprio, la propria stella polare verso cui girarsi. Dopodichè provare a vivere.



mercoledì 16 ottobre 2013

PUTREFACTIO!


De’ corpi mi forma l’abbraccio
l’unione d’opposti m’invera
con fetido odor putrefaccio
materia dell’opera nera.

La Putrefactio di cui parla l'alchimia. La dissoluzione completa della personalità, dell'ego....per arrivare alla solutio, liberazione dello spirito!
La Putrefactio è il cambiamento, la morte di tutte le cose, la decapitazione dell'uomo (in senso figurato la separazione della coscienza dal corpo, la cessazione del pensiero), la morte in vita. Passaggio obbligato e doloroso per tutti coloro che in questa vita han deciso di capirci qualcosa,la Putrefazione è la fine del vecchio e l'inizio del nuovo. Ovviamente il processo deve essere migliorativo, sennò chi ce lo fa fare??? Il problema è che nulla sappiamo di cosa ci attende e si sa: chi lascia la vecchia per la nuova...sa quello che lascia e non sa quello che trova.
A un certo punto, quando si arriva al momento topico: bisogna lanciarsi, senza paracadute e senza materasso, ci si lancia così, ignudi, tipo banzai e ci si affida. A chi? A cosa? 
Ci si affida e basta...









martedì 15 ottobre 2013

L'IDIOTA NELLA GRANDE CITTA'




Un giorno l'idiota arrivò in una grande città, restando sconcertato dalla folla che riempiva le strade. 
Temendo che, se si fosse addormentato, non sarebbe riuscito, al risveglio, a ritrovare se stesso in mezzo a tutta quella gente, si legò una bonaccia alla caviglia, come segno di identificazione.
Un birbone, che aveva capito il senso del suo gesto, aspettò che si addormentasse per sfilargli la borraccia e legarla alla propria gamba. A sua volta, si mise a dormire sul pavimento del caravanserraglio.
L'idiota si svegliò per primo, vide la borraccia e subito pensò che quell'uomo doveva essere lui. Allora gli si scagliò contro, gridando: "Se tu sei me, allora, per l'amor del cielo, io chi sono, e dove sono?".





lunedì 14 ottobre 2013


ARIANNAAAAA!!! PORTACI IL FILO!


(il labirinto di Melusina)

Il vero labirinto in cui tutti siamo impegnati è la nostra mente.Che lo si sappia o no ci siamo dentro. Uscirne è impresa ardua. Prima di tutto ci dobbiamo rendere conto che ci siamo e soprattutto che stiamo facendo sempre lo stesso percorso. Ci sono dei segnali sottili, ai quali di solito non prestiamo attenzione:quando ci troviamo a pensare: "come al solito succede questa cosa", oppure "tanto lo so che va sempre così"... la famosa coazione a ripetere che piace tanto agli psicologi. Non ci domandiamo per esempio perchè a noi succede sempre quella cosa e al nostro vicino no. Destino? Mah. Se chiediamo al nostro vicino ci dirà che anche a lui succede sempre una certa cosa, diversa dalla nostra. Sarà mica che noi, inconsapevolmente, creiamo le condizioni perchè si verifichino certi eventi? Come una persona che si è persa in un labirinto e torna sempre allo stesso punto.
Cambiare strada no eh?! Sembra facile, il problema è che il labirinto è interiore, è fatto di schemi mentali e emozioni formatesi in giovane, giovanissima età. Qualche sera fa ho fatto un sogno. Venivo schiaffeggiata da un signore e provavo un senso di rabbia e tristezza. Una reazione preconfezionata, presente in me da molto tempo e che ho usato alla prima occasione buona. 
Molti malintesi nascono così. Uno dice una cosa e l'altro reagisce a modo suo scatenando una controreazione di solito coerente con la reazione in questione e così via...tutti dentro al labirinto!
Dice Gurdjieff :" Le associazioni non si fermano mai fino alla fine. Questa è la vita. Ma si può smettere di prestare attenzione alle associazioni. I sogni o associazioni che continuano sono quelle che sono le più abituali e (di conseguenza) che ricorrono".
Arianaaaaa!!!!!! Portaci il filo!






sabato 12 ottobre 2013

AMORE( glows in the dark)


Arte che si illumina di notte. Arte che illumina. Immaginate di spegnere la luce e, immersi nelle tenebre, avere ancora qualcosa da vedere. Si ma cosa? La prima immagine che mi sovviene è quella di un cuore. Un cuore che si illumina nell'oscurità. Bello...e anche simbolico. L'amore che vince le tenebre! (Mi vengono in mente quelle madonnine souvenir, quelle piene di acqua santa. Alcune si illuminano di notte! Insieme ai nani da giardino sono il primo gradino del kitsch).
Virgilio giustamente afferma nelle bucoliche: "L'amore vince tutto («omnia vincit amor»), e aggiunge: «Et nos cedamus amori » cediamo anche noi all'amore. Nella tradizione esoterica il raggio d'amore è quello che dovrebbe comandare il nostro pianeta, se davvero l'essere umano fosse riuscito a integrare questa energia non ci sarebbero più i problemi che ci sono ora..non rischieremmo più di estinguerci (perchè se si va avanti di questo passo.... un bel giorno il genere umano non ci sarà più).
Ci sarebbe da dire molto sull'amore e sulla sua degenerazione: la dipendenza.....(su questo tema ci ritornerò presto).
Condivido una citazione di Huxley, che trovo particolarmente toccante:
L'amore è incompatibile con la vita. Il desiderio di due cuori che si amino veramente, non è vivere insieme, ma morire insieme. 



venerdì 11 ottobre 2013

COSA VUOL  DIRE MEDITARE?



C'è una storia molto bella. Un giorno Buddha in compagnia del suo discepolo Ananda, stava attraversando una foresta. Era molto caldo e la sete non tardò a farsi sentire. Allora Buddha disse ad Ananda di andare al ruscello che avevano appena attraversato, solo 5 km indietro, e di prendere dell'acqua fresca. La richiesta era effettivamente un pò eccessiva, rifarsi 5 km al caldo per prendere l'acqua, quando avrebbero incontrato un altro ruscello andando avanti. Ma il maestro così aveva detto e sicuramente c'era un buon motivo. Ananda partì ma quando arrivò si accorse con sgomento che l'acqua, prima cristallina e pulita, era diventata torbida e sporca per il passaggio delle bestie. Tornò indietro a mani vuote. (intanto aveva fatto 10 km). Quando Baddha lo vide arrivare senza acqua chiese il motivo e Ananda spiegò tutto e propose di proseguire verso il nuovo riscello. Buddha invece insistette: "Torna di nuovo al ruscello( 10+5=15 km!), siediti sulla riva e aspetta che l'acqua sia tornata limpida, poi raccoglila e portamela". 
Ananda partì. Arrivò al ruscello, si sedette sulla riva e si mise ad aspettare che l'acqua tornasse limpida.
L'acqua si calmò, divenne chiara e pulita e Ananda capì.
L'acqua è come la mente. Se le dai energia si agita, diventa torbida, sporca, non si può più bere (leggi usare nel modo giusto).
Bisogna invece sedersi sulla riva, osservare i pensieri che si agitano in noi con distacco e aspettare che si siano calmati. 
In una parola:togliere energia, non dare troppa attenzione, non prendersi troppo sul serio.
Questa è la meditazione, tutto qua, un gioco da ragazzi, facilissimo!
Eh già....
( MENTE ILLUMINATA)
(LA MIA MENTE)     
 
          

  


giovedì 10 ottobre 2013

IL POTERE DELL'INCONSCIO




Sottovalutare l'inconscio è molto rischioso. Ve lo posso assicurare. Immaginatevi una piccola zattera dotata di tutti i confort che desiderate, metteteceli proprio tutti:la tv satellitare, la bella casa, la macchina nuova, ma anche una vita sociale attiva, un buon lavoro, tutto quello che reputiamo fonte di sicurezza e solidità. Bene.
La nostra zattera è pronta e noi siamo sopra e ci sentiamo saldamente ancorati e solidi nel nostro guscio di noce. 
Ignoriamo che la zattera galleggia su un oceano infinito. Ogni tanto si apre una piccola falla e la zattera imbarca acqua. Succede quando ci svegliamo al mattino con uno stato d'animo inquieto, abbiamo fatto un sogno strano, di quelli che non si capiscono, un'assurdità insomma...ma tanto si sa che i sogni sono incomprensibili "chissà dove va la testa di notte". Ci teniamo quella sensazione tutto il giorno, poi pian piano svanisce e abbiamo rimesso a posto la falla. Eccoci di nuovo al comando della nostra zattera superaccessoriata. Il sogno sembra lontano...neanche ci ricordiamo più di cosa trattava...certo quella sensazione al risveglio non è stata molto bella, eravamo nervosi, abbiamo litigato con XY, ma vabbè...scemenze. Avanti tutta!
Finchè si apre una falla ogni tanto ci si può anche stare. Se poi la falla è piccola, poco male, si mette una bella toppa di razionalità e tutto torna come prima...o quasi.
Il problema è quando le falle iniziano ad aprirsi con più frequenza. A chi non è mai successo di sognare il mare gonfio, scuro, minaccioso. Al risveglio tiriamo un bel sospiro di sollievo...meno male era un sogno. Avanti tutta (un pò meno baldanzosi però)!


Vi auguro che non arrivi mai l'onda. Ma non un'onda qualsiasi, io dico l'Onda, quella che spazza via zattera e accessori. 
Non accade a tutti, credo sia un "privilegio" essere travolti dall'onda. Si perchè all'inizio sembra finire il mondo, ci si sveglia un mattino e si capisce che è successo qualcosa di irrimediabile. Eppure tutto è apparentemente calmo, nella vita di tutti i giorni non è cambiato nulla, solita routine, solite cose. E invece è cambiato tutto, perchè l'inconscio si è risvegliato e ha deciso che è arrivato il momento di farsi sentire sul serio.
In questi casi le reazioni possono essere varie: esaurimenti nervosi, depressioni, pazzia...ma se, dopo lo sgomento iniziale, decidiamo di cavalcarla l'onda, anzichè venirne travolti, non dico che tutto diventa facile, ma almeno la vita diventa un'avventura, un viaggio, una scoperta e un'occasione per crescere. Crediamo di essere i padroni della zattera, crediamo che la zattera sia la cosa più importante del mondo, in realtà se ci vedessimo dall'esterno ci faremmo ridere e poi anche pena...




 (Katsushika Hokusai) 




mercoledì 9 ottobre 2013

SULLA NATURA DELLE DONNE


Torno a parlare delle donne perchè, come si sarà capito, è un tema che mi tocca da vicino!!!
In un vecchio post http://chiaralampo.blogspot.it/2013/10/femminino-eterno-tutto-leffimero-non-e.html ho raccontato della storia di Raimondino e Melusina. 
Questa volta la affronto dal punto di vista della cultura vedica. Anche lì si parla di donne un pò "stranette" negli atteggiamenti e soprattutto nella forma....
Nel Rgveda si narra di Pururavas e Urvasi. Quest'ultima è una ninfa bella e seducente che innamoratasi di Pururavas acconsente alle nozze a delle condizioni: essere abbracciata tre volte al giorno, non giacere insieme contro la di lei volontà (questa mi pare una condizione abbastanza comprensibile) e non vederlo mai nudo.
Tutto fila liscio finchè lei non rimane incinta (lo facevano al buio evidentemente). A questo punto gli spiriti maschili della natura, i Gandharva, decidono che è arrivato il momento di rompere le scatole. Rapiscono gli agnellini di Urvasi. Quando lei se ne accorge grida:"i miei agnellini!!!possibile che in questa casa non ci sia un uomo capace di proteggermi???". A quelle parole l'uomo, Pururavas, sentitosi toccato nel vivo, salta fuori dal letto (nudo) per inseguire i ladri.
Ma ecco che i Gandharva producono un lampo che illumina a giorno tutto intorno e Urvasi vede il marito in costume adamitico (senza foglia di fico).
Bon. Violata la condizione, sparita la moglie. Pururavas impazzisce di dolore. comincia a cercarla in lungo e largo finchè non la trova in un laghetto con delle amiche che, per nuotare meglio, avevano assunto le sembianze di cigni.
Il dialogo tra i due è straziante. Da una parte lui che chiede spiegazioni, dall'altra lei che gli risponde: sono svanita come il vento, torna a casa e non mi pensare più,non ci può essere amicizia con le donne, il loro cuore è come quello delle iene. (?!).
 Ma Pururavas non si dà pace e riesce a ottenere un incontro con la moglie,dopo un anno!!! 
L'incontro si tiene in una camera da letto, nel palazzo dei Gandharva i quali propongno a Pururavas di scegliere un dono. Egli chiede di diventare uno di loro, sotto consiglio della moglie.
La storia finisce così, con Pururavas che diventa un Gandharva, uno spirito maschile della natura, dai tratti a volte benefici a volte maligni. 
La cosa che mi colpisce in questa storia è che Urvasi si rifiuta di vedere Pururavas nudo, cioè non vuole vedere l'uomo per quello che è.
Questo secondo me è interessante ed è tipico delle donne, di noi donne, che tendiamo a idealizzare e a vedere nell'uomo ciò che vorremmo e anche di fronte all'evidenza, continuiamo a non voler vedere. 
Forse siamo fatte così, la logica non ci appartiene, come dice Urvasi: siamo inafferrabili come il vento.
Capisco che a volte possa essere pesante il confronto con noi donne, ci sono uomini che ci riescono bene perchè hanno sviluppato la loro parte femminile o meglio, la hanno integrata bene e quindi capiscono e accettano questi lati della natura femminile, rari ma ci sono, son i più ambiti perchè riescono a fare quello che noi non riusciamo a fare per nostra natura: ci spiegano le cose in modo razionale e ci aiutano ad entrare in contatto con la nostra parte maschile. Ci sono anche uomini che reagiscono col disprezzo e aggressivamente (evitiamo i casi limite in cui veniamo uccise perchè si va nel patologico). In quel caso bisogna vedere quanto masochismo e autolesionismo ha la donna per accettare di essere insultata e offesa costantemente....

(Urvasi e Pururavas)





martedì 8 ottobre 2013

UNO SGUARDO SPIETATO


LA CATRINA

La Catrina è uno dei personaggi dell'immaginario messicano che mi affascina di più e forse è anche il personaggio più rappresentativo di questa cultura. Catrina viene da "Catrin" che significa elgante, sofisticato ed è un termine che veniva usato per rappresentare la classe privilegiata che dominò il Messico a cavallo tra il XIX e il XX sec.
La adoro perchè è spietata e vera: una donna truccata, vestita in modo raffinatissimo, piena di gioielli, ricca ed elegante se la vedi da dietro ma se si gira....orrore!!! è uno scheletro orrendo, è morta!
Quale forza dietro a questo personaggio! 

La cultura messicana mi affascina proprio per questa spietatezza, penso ai quadri di Frida Kahlo, alla sua capacità di rappresentare la realtà nuda e cruda...a questo proposito c'è un aneddoto che quando ci penso non posso fare a meno di ridere e di riflettere. 
Allora l'episodio è questo. Alla signora Kahlo venne commissionato un quadro commemorativo per la morte dell'attrice americana Dorothy Hale. Fin qui niente di male...il problema è che la povera donna si era suicidata gettandosi giù da un grattacielo. Ora, commissionare a una come Frida Kahlo un quadro del genere significa andarsela a cercare.Credevano forse che avrebbe fatto un quadro idealizzato? Uno di quei ritratti dove il soggetto è felice e gode di ottima salute così da lasciare ai posteri un'immagine edulcorata e falsa? 
Dovevano rivolgersi a un mistificatore se volevano questo! 
Frida Kahlo, messicana di padre tedesco, ma assolutamente impregnata di cultura messicana, che fa? Dipinge il momento più truculento e vero della vita dell'attrice. E lo dipinge con fare cinematografico, cioè, fa un quadro in sequenze! una cosa geniale! 
Rappresenta la signora Hale che cade dal grattacielo, e l'osservatore è di fronte ai vari momenti della caduta che culminano con l'immagine in primo piano dell'impatto, con tanto di sangue...immagino che Frida Kahlo si sia anche censurata nella rappresentazione del corpo a terra perchè dopo una caduta da un grattacielo non credo che l'effetto sia quello rappresentato. 
Il quadro non fu accettato, anzi, il committente si risentì e Frida Kahlo si risentì a sua volta. Tutti offesi.
Come la vogliamo chiamare questa? Una gaffe artistica? Una mancanza di gusto? Una mancanza di tatto? Eppure quel quadro ha una forza travolgente, lo guardi una volta e non te lo scordi più (ma questo è tipico dei quadri della Kahlo).
Questa è la cultura messicana: spietata, cruda, vera. Senza fronzoli nè ipocrisie.
La Catrina è così, ci mette davanti la cruda realtà e se la ride...non può fare altrimenti, è uno scheletro!

(Il suicidio di Dorothy Hale)


lunedì 7 ottobre 2013

SIAMO TUTTI DEI MISOLOGI?



Se, come ho detto nel post "comunicare fa male"


la comunicazione è impossibile, la conseguenza inevitabile è diventare un misologo! La cosa mi preoccupa perchè Platone (il cui parere va quantomeno tenuto in seria considerazione) parla della misologia come di uno dei mali peggiori a cui possa andare incontro un essere umano.

Ma cos'è la misologia?

miologìa s. f. [dal gr. μισολογία, comp. di μισο- «miso-» e λόγος «discorso, ragionamento»]. – Termine con cui Platone nel Fedone indica la sfiducia o addirittura l’avversione per i ragionamenti che si ingenera in chi, non conoscendo l’arte del ragionare, ha creduto veri ragionamenti in seguito rivelatisi falsi.

Secondo Platone, la conseguenza dell' avventurarsi nei reami della misologia è quella di approdare alle cupe spiagge del masochismo o del sadismo...si perchè la sfiducia nella comunicazione e nel ragionamento nasce da delusioni umane che non sono andate esattamente come speravamo, che ci hanno fatto soffrire e dalle quali abbiamo tratto la conclusione che parlare non serve a nulla. 
Platone, tu che ne pensi?
Penso che " Non c'è male peggiore che questo di odiare ogni discussione. Misologia e misantropia nascono nello stesso modo. La misantropia nasce quando si è riposta eccessiva fiducia in qualcuno, senza conoscerlo bene,ritenendolo amico leale, sincero, fedele mentre poi, a poco a poco, si scopre che è malvagio e infido, un essere del tutto diverso".
Boia! c'è da stare attenti!
Mi pare un sentiero irto di spine. Anche perchè se allarghiamo il discorso e dai rapporti umani si passa alle ideologie che hanno caratterizzato la storia, il quadro si complica assai. Esprimermi su questioni politiche esula completamente dalle mie competenze, anche se intuisco ci potrebbe essere molto da dire. 
Restando nel mio piccolissimo ambito umano, posso provare a lanciare l'idea che una relazione dovrebbe comprendere tre elementi: io, tu e un'idea più alta alla quale entrambi tendiamo.
Quest'idea, ideale o aspirazione può riguardare qualsiasi cosa, si può entrare in relazione perchè entrambi siamo spinti dalla passione per il ricamo, dalla passione per un progetto, da un ideale politico e anche dal desiderio di crescere, migliorarsi ed elevarsi umanamente e spiritualmente. Quest'ultimo caso prevede una trasformazione totale di quello che siamo e un andare oltre al nostro ego. Credo che in quest'ultimo caso intervenga l'Amore, quello che trasforma e rende liberi, quello difficile....







domenica 6 ottobre 2013

HOMO FUGIT VELUT UMBRA

                                                                                  


HOMO FUGIT VELUT UMBRA...adoro questa massima latina per due motivi:
perchè è vera e perchè dirla fa molto figo. Chi non sa il latinorum resta intimidito da cotanto sfoggio di cultura e i miei punti aumentano...e comunque ahimè è vera, l'uomo fugge come un'ombra, cioè la vita è breve, siamo di passaggio, ridimensioniamoci..peccato che ci si pensi solo in casi estremi e invece il MEMENTO MORI dovrebbe essere una pratica quotidiana.
A tutti coloro che in questo momento si stanno toccando o stanno facendo scongiuri varii e anche a chi non lo sta facendo, vorrei suggerire la visione di quel capolavoro di film che è "il settimo sigillo", di Ingmar Bergman.
Il protagonista decide di sfidare la morte in una partita a scacchi "itinerante", viene interrotta e poi riprende, tanto la morte ricorda sempre perfettamente l'ultima mossa...chi vince alla fine potete intuirlo da soli.
Ogni tanto penso che anch'io, come tutti, un "bel" giorno morirò. Questo pensiero mi genera di solito indifferenza, che non è altro che una forma di rimozione più o meno conscia. Quando però mi rinvengo e prendo coscienza che..'azz...prima o poi mi tocca per davvero, ecco, in quel momento di solito vado nel panico. Non mi sento pronta e temo di arrivare all'appuntamento impreparata. 
In quei momenti di lucidità massima vado cercando qualcosa che davvero possa aiutarmi ad affrontare lo "spavento supremo" in modo degno di un essere che ambisca a definirsi umano.Una canzone mi ricorda che il giorno della fine non mi servirà l'inglese. Com'è vero.
E se non mi servirà l'inglese (imprescindibile per qualsiasi attività si voglia svolgere nel mondo) figuriamoci la borsa da 200 euro che ho acquistato in un raptus di shopping sfrenato. Guardo la borsa e mi pare meno bella, perchè l'ho comprata Dio solo lo sa. In realtà seguendo questo ragionamento niente di quello che reputo interessante o importante mi potrà essere d'aiuto. 
Mi vengono in mente le raffigurazioni medievali delle danze macabre. Scheletri danzanti che ridono alle spalle di noi poveri esseri umani. Ridono delle nostre preoccupazioni futili  e meno futili, ridono dei nostri difetti e dei nostri pregi, ridono della nostra ricchezza, del nostro potere, della nostra vanità, mentre ci porgono una bella clessidra arrivata al termine...
homo est vapor...
polvere sei e polvere tornerai...
cosa corri che domani sei morto...
Si comincia a morire quando si nasce...
Si è vero, ma si muore anche in vita per rinascere, la Putrefactio di cui parla l'alchimia non è forse questa? 
Dice Porfirio:“La morte è di due tipi: la prima, più conosciuta, che avviene 
quando il corpo si scioglie dall’anima, e la seconda, quella dei 
filosofi,che avviene quando l’anima si scioglie dal corpo, e la 
seconda non segue affatto la prima.”
E se vi dicessi che niente di quello che reputate importante lo è davvero? Quanti sarebbero pronti ad accettarlo? Magari in forma teorica l'idea (l'idea appunto) può anche essere presa in considerazione. Ma provate a trovarvici, pensate alla cosa che più reputate importante: la vostra bella casa frutto di tanti sacrifici? non conta nulla.
La vostra macchina? Polvere (tanto tra cinque anni sarà vecchia e dovrete cambiarla)
I sentimenti! Ecco, i sentimenti che provate vi sembrano reali? Sareste pronti ad accettare il fatto che in realtà sono solo frutto di reazioni emotive, di egoismi più o meno consapevoli? No,non siamo pronti...passi per gli oggetti, ma i sentimenti no, quelli non si mettono in discussione. Eppure...eppure....
Eppure se si accetta questo passo doloroso, se si comincia a lavorare sulla vacuità di tutto, poi la ricompensa arriva. Ne parla bene Jodorowsky nel suo libro: "La via dei Tarocchi" facendo parlare l'arcano senza nome (la morte appunto): "grazie a me tutto diventa polvere e tutto affonda...per avere successo, di te devi darmi tutto quello che in realtà è sempre stato mio. Le tue idee, i tuoi sentimenti, i tuoi desideri e le tue necessità, tutto mi appartiene. Se vuoi conservare qualcosa, per quanto minuscolo possa essere, tu che non sei nulla e nulla possiedi, ti perderai!...quella che chiami vita diventa una danza di illusioni! Non c'è differenza tra la materia e il sogno...colui che si rassegna, comprende e accetta di essere la mia preda vive con facilità, libertà e allegria, fiducioso di fronte alle aggressioni, senza incubi, realizzando i propri desideri: perdendo la speranza si perde anche la paura".
Finisco facendovi una domanda:...allora concentratevi, fate mente locale, prendetevi del tempo e rispondete: cos'è che reputate veramente importante? 
vi siete risposti?
prendete ancora un pò di tempo e pensateci bene perchè a questa domanda si risponde una volta sola.
Allora avete trovato la cosa più importante della vostra vita?
Ecco, adesso avete individuato quanto valete.
Chi sa dice che: "Per sapere quale sia il valore di un uomo guardate ciò che reputa importante".

           

sabato 5 ottobre 2013

IO CHI SONO?
(comunicare fa male)




Quando sento dire: "io mi conosco, lo so come sono fatto/a" provo sempre un senso di desolazione terribile. Di solito quando viene detta questa frase ci troviamo nel bel mezzo di un monologo unidirezionale dove il parlante sta esponendo il suo soggettivissimo e momentaneo punto di vista in una diatriba dove l'interlocutore ha immancabilmente torto. In una parola: c'è un malinteso tra due contendenti ed entrambi si sentono dalla parte del giusto. Come al solito non ci si capisce. 
Perchè questa è la tristissima realtà, nessuno capisce nessuno.
Dice Gurdjieff che " La comprensione dipende, in generale, dalla cosiddetta « psiche » degli interlocutori, e più in particolare dallo stato di questa « psiche » nel momento considerato". 
Quindi questo vuol dire che a seconda del momento si capisce fischi per fiaschi o fiaschi per fischi. 
Questo concetto ormai mi è chiaro. Purtroppo lo sperimento quotidianamente e vi assicuro che rendersi conto di non capire niente non è esaltante, soprattutto se uno ha delle pretese di intelligenza. 
Ma perchè non ci si capisce?
Semplice, perchè ascoltare veramente non è facile, anzi, è impossibile. Si ascolta sempre con una parte di noi. E con quale parte? Ah beh, questo dipende da quanti siamo...e ahimè, di solito siamo in tanti, ma tanti, e ognuno ascolta coi propri orecchi. Ce n'è uno più forte degli altri che di solito prende il sopravvento e si erge a condottiero della carrozza, ed è lui che dice: Io mi conosco, lo so come sono fatto, per il semplice motivo che è più esposto degli altri. Ma non è l'unico, e se si facesse un pò di attenzione ci si accorgerebbe che la stessa cosa detta in un momento differente viene recepita in modo diverso da qualcun altro che alberga in noi.
Ho scoperto che la chat è un ottimo strumento per osservare questo meccanismo.
Se si rilegge  "a mente fredda" una conversazione che ci ha particolarmente toccati e mossi emotivamente, sarà probabile che ci si accorga con sgomento che abbiamo travisato tutto. Ci vuole un pò di onestà con se stessi e bisogna mettere da parte l'orgoglio di voler aver per forza ragione. 
Per me che sono "comunicativa" (leggi logorroica) scoprire di non capire niente e che quindi il parlare è una perdita di tempo e di energie, è stato un duro colpo. 
Quando, mentre sto parlando tutta presa da quel che dico, mi ricordo di questa cosa e mi accorgo di essere a fare niente, istantaneamente mi passa la voglia di parlare e resto bloccata, col discorso a metà, l'altro che mi guarda con fare interrogativo e io che non so più andare avanti. Di solito lo dico, dico che mi è passata la voglia di parlare. Questo getta subito un ombra di imbarazzo e di incomprensione, ma tanto, mi dico, anche prima non ci stavamo capendo quindi tanto vale renderlo manifesto!
Se riuscissimo a osservarci veramente mentre parliamo con gli altri ci renderemmo conto che siamo "uno nessuno e centomila" e la domanda: ma io, chi sono???? sorgerebbe spontanea...

SITO PAOLA MARCHI

https://sites.google.com/site/amochiparla/