sabato 22 dicembre 2018

THE DAY AFTER

Oggi, 22/12/2018 è il giorno dopo il Solsitizio d'Inverno 2018 che, in quanto Solstizio si ripete da quando la terra esiste e cioè da molto prima che comparisse l'uomo sulla Terra. In quanto 2018 invece era solo ieri e mai più sarà. Quindi chi ieri ha in qualche modo ravvisato che era un momento importante in quanto ricorrente, c'era.
Chi non ha avuto tempo, era a far la spesa, a fare i regali, a chiudere i conti, a fare i conti, a disperarsi e chi più ne ha più ne metta. MA chi ieri c'era e magari leggendo queste parole comprende quello che scrivo, sa di cosa sto parlando.
E adesso voglio dedicare al lettore matto che ha avuto la pazienza di leggere fino a qui, un'epifania natalizia, che non vuole essere che quello che è: un'epifania natalizia.
Ti auguro serenità e gioia:
Il problema dello schema relazionale è affar serio e sta tutto nella difficoltà a passare da uno schema all'altro. se si considera che i rapporti tra le persone avvengono sempre secondo precise modalità, anche se esse sono tossiche per entrambi, uscire da quel binario è impossibile o estremamente difficile per una caratteristica costituzionale dell'essere umano che il maestro George Ivanovich Gurdjieff aveva definito: meccanicità.
C'è anche da dire che chi lascia il vecchio per il nuovo sa quello che lascia (anche se fa schifo) ma non sa quello che trova. E' su questo punto che a mio avviso si snoda il problema del futuro. Nel momento in cui non sei tu che devi lasciare il vecchio ma è il vecchio che muore e lascia te, ti si aprono una rosa di possibilità di reazione delle quali solo una è nefasta, ed è quella che fanno tutti o quasi: aggrapparsi al vecchio che muore.
Certo, si dirà: e il nuovo che avanza dov'è?
C'è ed è ben presente, solo che necessitava di una palestra di schiaffi enormi per essere visto e aggiungo: purtroppo.
Questo è il male, secondo me. 

giovedì 13 dicembre 2018

SANTA LUCIA. Un contributo alla Causa





Oggi è Santa Lucia.

La luce in questo momento dell'anno è al suo minimo, l'oscurità è al suo massimo...Santa Lucia, la notte più lunga che ci sia.
Il quadro che rappresenta Santa Lucia che compare all'inizio di questo artico lo feci all'alba di un 13 Dicembre. Dopo una notte strana, mi alzai che era ancora buio e il quadro si impose. Non sapevo cosa stavo facendo, e non sapevo niente nè di come farlo nè di che "tecnica" usare...le mani andavano da sole. In meno di un'ora si era manifestata questa figura che mi guardava, con una candela bianca in mano e uno sguardo che veniva da lontano, mi osservava e sembrava parlarmi silenziosamente. Subito mi resi conto che questo non era un quadro nato da me ma qualcosa mi aveva attraversata ed aveva voluto manifestarsi attraverso di me. La sua somatica mi affascinò da subito somiglia molto ad altre figure che si trovano spesso nelle chiese ma anche fuori. A Barga, dove vivo, c'è una piccola testa scolpita nel muro di una strada, qui la conoscono tutti come "Scacciaguai" è un'immagine apotropaica della quale è stato detto molto e quindi non mi dilungo in inutili ulteriori spiegazioni o ipotesi, lascio aperta la questione.



Quello che mi preme dire, qui e ora, è il legame che unisce Santa Lucia, a Venere e al famigerato Diavolo e per farlo mi rivolgo sempre alla mia bussola e cioè il Tarot.
Nel Tarot di Marsiglia il Diavolo è rappresentato come un essere alato, dal corpo azzurro, che porta una fiaccola in mano.



 E' un guardiano, un portinaio, una figura che sta a guardia del piano alto, il piano celeste, il piano del Cielo, è la carta XV che blocca l'accesso al XVI, la Maison Dieu, la CASA DIO.
Perchè ha una torcia in mano? La torcia serve a fare Luce, il Diavolo infatti, come si vede dalla carta, ha occhi da tutte le parti, vede in ogni piano e proprio per questo, per questa spietata capacità di vedere e reggere il peso della vista, può fare luce, portare allo scoperto, smascherare. In questo senso non è così cattivo come lo si dipinge ma anzi, svolge una funzione necessaria e indispensabile e cioè quella di andare a vedere dove nessuno osa (osare infatti è una delle sue parole chiave), fa quello che nessuno ha coraggio di fare ed ha la forza di sostenere la consapevolezza che nasce dalla spietatezza della realtà manifesta.
Il Diavolo è Lucifero, il portatore di Luce.
E Venere? Sappiamo che questo pianeta è ben visibile in due momenti della giornata, all'alba e al tramonto e per questo prende il nome di Venere Lucifero (all'alba, infatti annuncia la Luce del giorno) e Venere Vespero (alla sera e annuncia l'arrivo della notte, notte nella quale continua a brillare e a portare la sua luce di bellezza, come un balsamo che cura le ferite e che infonde forza e consolazione a chi ha la sensibilità di rivolgere gli occhi al cielo e sentire di essere parte di qualcosa di più grande e infinito).
Venere è anche il pianeta della Bellezza e della femminilità.
E Santa Lucia?
Santa Lucia è rappresentata in molte icone con una fiaccola in mano, proprio come il Diavolo del Tarot di Marsiglia! 



 La versione che la vuole con gli occhi nel piatto è la più tristemente nota ma anche quella che svia il profondo significato della sua funzione e mette l'accento su particolari sadici di torture inquisitorie che sinceramente hanno fatto il loro tempo e di fronte ai quali non è ancora stata presa una seria e definitiva posizione di condanna da parte dell'autorità che dovrebbe assumersi la responsabilità del proprio passato.
Si preferisce accecarla e ricordarla con un'immagine di sofferenza e di morte piuttosto che venerarla nella sua funziona divina di portatrice di luce.
Sembra proprio che la funzione di portare luce sia invisa alle forze contrarie e in effetti è proprio così, "l'oscurità è ostile a chi ama la Luce" dice il grande Franco Battiato.
Per concludere questo articolo che vuole essere solo un piccolo contributo alla Causa, dico che oggi si sta per chiudere l'anno 2018 che è stato un anno impegnativo da tanti punti di vista e l'impegno che dovrebbe assumersi ognuno di noi è quello di lavorare per costruire una nuova realtà basata su valori di Luce,Cooperazione e Amore, valori legati a quello che nel Tarot è definito Sesto Raggio Cosmico, di cui ho ampiamente parlato in un ebook appena pubblicato su Amazon dal titolo: Quaderni d'artista, Barga portale cosmico orientato. Quindi auguro una buona Santa Lucia a tutti i miei lettori affezionati, a coloro che traggono dalla mia parabola umana e artistica linfa ed energia per poter ben orientarsi in questo delicato momento di TRANSIZIONE. 


domenica 30 settembre 2018

Un ritratto di artista:Pamela Colman Smith




Scrivere un articolo su Pamela Colman Smith non è cosa facile. La storia di questa artista del secolo scorso infatti potrebbe rientrare tranquillamente in quel genere che oggi viene definito "noir".
Ripercorrere questa storia significa sentire il sangue di Pamela che ancora scorre e chiede qualcosa di simile alla giustizia. Una giustizia però diversa, una giustizia in un certo senso "superiore".
Pamela Colman Smith è conosciuta principalmente per aver illustrato il mazzo di tarocchi che attualmente viene più usato e cioè il mazzo di Edward Waite. Nel '900 è stato il mazzo più celebre.
Certamente è bellissimo perchè Pamela era una grande artista ed aveva una mano veramente felice nel disegno.
Le sue illustrazioni infatti, di una modernità incredibile (uno stile che evoca l'odierno Manara, con echi deliziosamente liberty e rimandi a Dorè) sprigionano una fantasia e immaginazione che tradiscono l'essere medianico di questa donna.

La sua bravura era comunque riconosciuta se fu lo stesso Yeats a introdurla nell'ordine della Golden Dawn. Subito dopo la sua entrata, l'ordine si scisse in due parti e lei aderì a quella retta da Arthur Edward Waite, che dirigeva il nuovo tempio di Iside- Urania.





La prima volta che sentii nominare Pamela Colman Smith fu durante i corsi che seguivo sul Tarot, tenuti a Milano da Philippe Camoin.
Ricordo che rimasi molto colpita dal fatto che dopo aver finito di disegnare il mazzo, pare "impazzì" e fu rinchiusa in un ospedale psichiatrico, ma su questa storia non si trova nessuna notizia. La cosa certa è che scrisse una lettera al suo mentore Alfred Stiegliz nella quale diceva, a proposito del mazzo di Waite, che aveva finito un grande lavoro per pochissimi soldi.
Quindi sappiamo che fu retribuita poco per il lavoro svolto che lei sapeva essere di grande qualità e il successo che il mazzo continua ad avere è dovuto principalmente (se non completamente) alle immagini disegnate da Pamela.
Il modo in cui morì poi, è di quelli destinati a lasciare un debito insoluto...morì nel 1951.....

Una parabola impegnativa per un'artista che non smise mai di credere nel suo lavoro e in se stessa.

La vita di Pamela apre a numerose riflessioni.
Personalmente non posso fare a meno di confrontarmi con la figura di questo interessantissimo personaggio semi-sconosciuto, per svariati motivi. Primo tra tutti il suo essere donna e artista, un connubio difficile oggi, figuriamoci a cavallo del secolo scorso. L'ambiente della Golden Dawn, in cui Pamela fu introdotta, non doveva essere un posto particolarmente aperto nei confronti della donna, ma lei, come sappiamo, aderì alla parte del nuovo tempio di Iside-Urania. Perchè? Perchè era diventata amica del signor Waite, il quale le commissionò di disegnare il mazzo di tarocchi di cui ho parlato sopra, ma c'è un'altro motivo più sottile.
Pamela era infatti una potente sensitiva, lo si capisce dalla sua venere natale, nel segno dei pesci, un segno cristico (e quindi di salvezza), che ci dà un'importante chiave di lettura per comprendere bene il destino di questa Anima incarnata. Il nome del tempio in cui entrò poi, dice molte cose.
Il fatto che siano stati degli uomini a fondare un tempio che prendeva il nome da due donne o meglio sarebbe dire, da due degli aspetti più alti dell'essenza femminile, ci dice che l'ambiente in cui entrò Pamela era comunque attento al lato femminile della realtà. Peccato però che fosse pur sempre una visione maschile e, purtroppo, utilitaristica.
La tentazione di sostituirsi al Creatore per plasmare e creare nel vero senso della parola la parte femminile della realtà, è grande nell'uomo. Personalmente credo sia un moto egoico profondo e grave e la storia di Pamela mi spinge a concludere che questo genere di atteggiamento sia purtoppo quasi sempre una pagliacciata di facciata.
Da quello che si comprende leggendo la biografia di Pamela infatti, alla sua morte nessuno dei membri della Golden Dawn si presentò al funerale (il signor Waite era già morto come anche il signor Crowley) e la sua tomba non si sa dove sia. Questo fatto è molto grave all'interno di un ambiente magico-esoterico come quello di cui stiamo parlando. 
Il momento della morte infatti, costituisce il momento più importante nella vita di un essere umano e il modo in cui si lascia questa vita, se guardato dalla giusta prospettiva, contiene informazioni fondamentali per comprendere meglio anche la parabola di vita appena trascorsa.
Sappiamo che Pamela morì a 73 anni in seguito alla sua conversione al Cristianesimo. Questo è un dettaglio importantissimo che finora è sfuggito e che credo sia arrivato il momento di approfondire.
Il fatto che questa donna abbia sentito l'esigenza di qualcosa di più alto, lo dice chiaramente l'amarezza che nasce dal seguire la sua parabola, che non può essere definita "discendente". Pamela infatti riceveva conferme continue della sua bravura, sapeva di essere un'artista qualificata. Non era questo il suo problema. Il suo problema reale erano i soldi. Pamela infatti, che ricordiamo aver vissuto per 40 anni con la stessa compagna di vita, non veniva retribuita abbastanza per la qualità dell'opera che svolgeva e questo può essere il motivo principale per cui accettò di entrare nel tempio di Iside-Urania del signor Waite. Questo sospetto è rafforzato dalle parole deluse che Pamela disse al suo mentore e di cui prima abbiamo fatto citazione.
Prima di proseguire è doveroso fare una breve precisazione. Lungi da me il voler relegare la parabola di Pamela a una questione sessita. Sarebbe troppo facile infatti dare la colpa al maschio cattivo e prepotente che detiene il potere e sfrutta la donna, nella sua essenza, in ciò che a lui manca e cioè il lato mistico-sensitivo. Lungi da me anche il voler lanciare una croce addosso a qualcuno, il lancio della croce infatti è uno sport che lascio volentieri a chi non ha un punto di vista.
Il mio intento è semplicemente quello di fare un ritratto di Donna, come io lo sento, senza pretendere di avere ragione ma solo per spingere il più possibile a una riflessione seria, che nel nostro tempo assume un'importanza capitale.
Vivamo infatti in un secolo in cui la donna è chiamata a una presa di coscienza che significa essenzialmente un guardarsi dentro, risolversi e rendere al mondo ciò per cui dovrebbe essere stata creata, in un'ipotesi creazionistica che non mi trova per niente in disaccordo.
Sappiamo che Pamela, nel 1911 si convertì al Cattolicesimo e creò una casa vacanze per sacerdoti cattolici. Una scelta bizzarra e interessante che ci racconta molte cose.
Delusa probabilmente dal fallimento della sua entrata nella Golden Dawn, dalla quale sperava di ricavare quel benessere economico che le mancava e che lei sapeva di meritare in quanto brava professionista nel mestiere di illustratrice prima che artista, si era convertita. L'atto di conversione, soprattutto per una persona che ha le esperienze che Pamela aveva, non nasce solo da una questione di tornaconto e utile. Provenendo dalle file dell'esoterismo più forte sicuramente una conversione deve essere vista anche e soprattutto dal punto di vista di ricerca spirituale...di ricerca di quella luce che proviene necessariamente da una fonte più alta, una fonte "super partes".
Una donna sensitiva e mistica, queste cose le comprende senza ombra di dubbio. Se la conversione le abbia portato quella luce di cui lei, come tutti, aveva bisogno, non possiamo saperlo dai dati della sua vita.
Pamela infatti morì in povertà e tutti i suoi effetti personali, compresi i disegni, furono venduti per saldare i debiti che aveva contratto.
La sua compagna non ricevette nulla, compagna che ricordiamo le rimase accanto per 40 anni.

Una storia amara, di quelle da dimenticare perchè ricordarle equivarrebbe a sollevare veli pesanti, iniziare riflessioni pericolose, che presuppongono per prima cosa una capacità di intelligenza e discernimento che non è facile raggiungere.
La cosa che posso dire io, da studiosa del Tarot di Marsiglia, è proporre un confronto tra la versione del "matto" presente nel Tarot e quella nel mazzo di Rider Waite, precisando che questo confronto fu luminosamente suggerito da Philippe Camoin durante i corsi. Quindi io mi limito a riproporre una riflessione che, nel tempo, non ha mai perso in me la carica di importanza che possiede e credo sia una riflessione doverosa da fare, dal momento che il mazzo di Waite è uno dei più usati ancora oggi.
Nel Tarot di Marsiglia la carta del matto, che ricordo non ha numero, rappresenta l'Anima che intraprende il viaggio di ritorno verso la meta rappresentata dalla carta XXI e cioè il Mondo. Il matto del Tarot di Marsiglia è un personaggio che cammina, con un sacco in spalla e si muove in direzione sinistra destra. Da questo punto di osservazione non è separabile da quello che è stato definito "mandala Camoin", la disposizione cioè dei restanti 20 Arcani in tre file da sette carte ognuno, che rappresentano le tappe del percorso che l'anima si accinge a fare nella vita. Tappe difficili perchè la via dell'Anima (quando ritorna a casa) è sempre la più complicata, in quanto si oppone al flusso discendente che l'ha attratta verso la materia.



(Il Matto del Tarot di Marsiglia, versione di Nicolas Conver)


(Il matto dei tarocchi di Rider-Waite, disegnato da P. C. Smith)


Il matto del Tarot di Marsiglia è spinto da un cane, che è anche un demone, azzurro (il colore della pelle di un'altro arcano importante del mazzo, il numero XV, Le Diable, ma anche il colore del cielo).
Nel mazzo di tarocchi di Rider Waite,al contrario, il matto è raffigurato come un bel giovane slanciato, con la testa ornata da un copricapo piumato, il sacco in spalla, un fiore bianco in mano, il volto rivolto al cielo, che cammina in direzione contraria a quella del matto del Tarot di Marsiglia, senza guardare dove mette i piedi,pericolosamente verso l'orlo di un precipizio...un cane bianco lo accompagna festoso...facile immaginare che se niente fermerà la sua spensierata follia, precipiterà di sotto.
Questo raffronto semplice, che ognuno può fare senza alcuno sforzo, basta osservare i disegni delle due carte, contiene un monito importante e anche una chiave di volta all'interno del contesto esoterico nel quale il Tarot si inserisce.
Le origini del Tarot di Marsiglia infatti sono avvolte nel mistero, sicuramente risalgono a conoscenze veicolate dai padri del deserto. Ci sono molte ipotesi a proposito e personalmente ho una mia idea in merito, idea che non mi interessa divulgare perchè contribuirebbe solo a creare maggiore confusione nella testa del lettore digiuno di certi argomenti.
La cosa che invece mi interessa sottolineare perchè inerente alla vita di Pamela è il fatto che a questa artista medianica fu commissionato di disegnare un mazzo che nasceva dalla mente di un grande esoterista del passato, il quale aveva dato una sua personale visione dei 22 arcani, visione che ha condotto Pamela in psichiatria, o almeno così pare. Questo è un fatto da sottolineare e un monito da lanciare a tutti coloro che, attirati dalla bellezza ed eleganza indiscussa dei disegni, si lasciano ispirare da questo mazzo e magari lo usano anche per rispondere a domande di inconsapevoli consultanti.












mercoledì 19 settembre 2018

Illusioni, fraintendimenti, interpretazioni nel percorso spirituale.


Parlare di questo tema corrisponde ad un atto che, in termini di percorso spirituale, ha una sua Responsabilità.
Troppo facile infatti assumere un atteggiamento oppositivo nei confronti dell'oppositore...
La prima domanda che mi sorge, nell'accingermi a portare una testimonianza viva di quello di cui sto scrivendo, è: cosa vuol dire "percorso spirituale"?
Già questa domanda apre a una rosa di risposte che definire "mistica" equivarrebbe a evocare potenti proiezioni di significati, corrispondenti a esperienze che poco hanno a che fare con ciò di cui sto parlando.
La curiosità che muove la domanda potrebbe allora essere concentrata sull'aggettivo "spirituale", cosa si intende con questa parola?
Spirituale è tutto ciò che attiene allo "spirito", inteso comunemente come ciò che si contrappone alla "materia". Contrapposizione che, a ben vedere, non esiste, infatti la fisica quantistica lo ha detto che tutto è materia a livelli diversi di densità e (quindi) vibrazione.
Quando si tira in ballo il termine "spirituale" si dovrebbe immediatamente associare il termine "fraintendimento", non con intenti polemici o di fazione, ma solo per il riconoscimento dell'importanza del discernimento in ambito di "percorso".
Ed ecco che ci riallacciamo alla domanda di partenza: cosa si intende per "percorso spirituale"?
A questo punto il lettore attento starà sperimentando una specie di "brain storming", così è stato definito il momento in cui il mentale inferiore inizia a non reggere più.
Questo è un rischio serio in qualsiasi vero percorso, basti pensare alla parabola di Nietsche.
Non è una questione di "follia", troppo facile sarebbe bollare la questione con questa definizione e fortunatamente una parte di scienza della mente e del suo funzionamento, ha intrapreso percorsi di studio che all'epoca erano considerati pionieristici e quindi avversati (basti ricordare il rapporto tra Jung e Freud).





I disturbi neuropsichici legati allo sviluppo spirituale sono stati segnalati da un grandissimo psichiatra del passato: Roberto Assagioli.
Assagioli ha il grande merito di aver detto che non tutti i pazzi sono mistici e non tutti i mistici sono pazzi e che se un mistico vero viene curato come un pazzo in realtà viene reso pazzo e questo è il gioco dell'avversario prestato alla psichiatria.
Nel libro mai abbastanza riletto Il maestro e Margherita, Bulgakof affronta questo tema attraverso la letteratura.



Cercare di districare la matassa di lana caprina che emerge inevitabilmente nel momento in cui si tira in ballo la parola "spirituale" equivarrebbe ad avere un moto di follia divina, credibile ai miei occhi solo all'interno di una realtà di stampo francescano e con francescano intendo qualcosa di scalzo e felice.
Il percorso spirituale è difficile.
Questa è la prima cosa che non dovrebbe mai mancare di essere ricordata a tutti coloro che pensano che la spiritualità non abbia un prezzo. E' da questa difficoltà che nasce la necessità di testimonianza e l'afflato reale alla condivisione.
In questo punto del percorso, l'ego dovrebbe essere già stato raffinato al punto di essere docile e complice. Quando avviene, per me significa che il percorso è vero. Diciamo che il maestro si riconosce dalla prova che sta affrontando e la necessità drammatica di "maestri" è una delle urgenze principali del tempo che viviamo. Inoltre in un percorso spirituale tradizionale, la figura maschile del maestro è necessaria in quanto punto fermo intorno a cui ruotino potenti energie di elevazione.
Interpretare il percorso spirituale significa secondo me, parlare di se stessi fino ad un certo punto e poi seguire una strada che si perde nella Luce.




lunedì 26 marzo 2018

LE STANZE DELL'APPRENDIMENTO



Ho scelto questo titolo perchè secondo me rende bene l'idea di quello che mi è accaduto e che si è concretizzato in due serie di opere, dal titolo "Nigredo" e "Albedo".

Nigredo è un termine usato dall'alchimia per indicare il momento in cui "occorre far morire tutti gli ingredienti alchemici, macerandoli e cuocendoli a lungo in una massa uniforme nera" (cit. Wikipedia)
In termini di esperienza umana questo fatto si traduce in crisi vera, in senso etimologico, dal verbo greco "krino" che significa separare, discernere. Durante la crisi, se vissuta con Coscienza, si ha la grande opportunità di fondere insieme ogni sofferenza, fino alla sua riduzione a una massa oscura e informe, massa dalla quale, per opera di una reale e sincera volontà di rinascita, usciranno nuovi germogli.
La vita diventa quindi un'immensa opportunità. Lungi dalla presunzione di "aver sconfitto la sofferenza", si accede però ad un nuovo modo di percepire la realtà, non più come un già dato che segue binari prestabiliti, ma piuttosto come un'immensa opportunita' da far fruttare. Per farlo però, occorre essere passati attraverso inferni freddi e solitari (e bisogna passarvi a piedi nudi e bisogna passarvi molte volte, e ogni volta e' piu' difficile della volta precedente).
L'esperienza interiore è la medesima per tutti coloro che sono chiamati a fare un passetto nella direzione del cambiamento, gli altri hanno tutto il diritto di non muoversi e restare dove sono, se poi la realtà che vivono li soddisfa, non c'è alcun motivo di muoversi. Se non li soddisfa, possono iniziare a fare ciò che il maestro George Ivanovich Gurdjieff consigliava ai suoi discepoli, principio ribadito da Rudolf Steiner in uno dei 6 esercizi spirituali che ha lasciato e cioè, interrompere l'espressione delle emozioni negative (lamentele, attacchi gratuiti ed altre amenità) e volgere l'attenzione alle impressioni positive. A Primavera l'esercizio è facilitato data la forte spinta alla Rinascita che arriva da Gea, il pianeta in cui stiamo e in cui stai anche tu, che stai leggendo, in questo momento, anche se forse te lo sei scordato.

Alla fase della Nigredo segue la fase dell'Albedo nella quale si vive una vera e propria rinascita interiore. Un processo lento e ineluttabile di scioglimento e ricoagulazione, lontano dalla drammaticita' che ha caratterizzato l'esperienza precedente. Nella fase dell'Albedo scopriamo, o meglio, iniziamo a riCordare chi siamo. E' un ritrovarsi pieno di gioia e di stupore, un alzare il velo e iniziare a vedere e comprendere che e' tutto molto piu' semplice di quello che si "pensa".
"Primitivismo di Primavera" e' il nome della serie di tele che rappresentano questa fase, uscite improvvisamente con un moto inarrestabile.
Rappresentano il principio che bisogna tornare indietro per andare avanti, e cosi' ho fatto. Sono tornata alla mia origine, il punto da cui partii molti anni fa nella ricerca artistica. L'Art Brut, l'espressivita' ingenua e immediata dei bambini, la ricerca di quella freschezza pura e spontanea nel segno e nell'espressione. Sono andata pero' avanti, perche' l'esperienza della Nigredo era stata reale e non un modo per darmi "un tono". Quindi ho rappresentato i 7 chakras che sono i punti energetici del corpo che si attivano grazie alla risalita di un'energia, che tutti possediamo ma che nella stragrande maggioranza dei casi resta quiescente, cioe' addormentata. Viene chiamata energia di Kundalini ed e' rappresentata spesso come un serpente, arrotolato alla base della colonna vertebrale.

Per chi fosse interessato, scrissi alcuni articoli su questo blog, in occasione della personale dal titolo "Santa Subito" che feci l'estate scorsa al Castello Malaspina di Massa, nella quale facevo un primo punto dell'arte prodotta dopo lo sblocco improvviso di questa energia.

http://chiaralampo.blogspot.it/2017/05/autoritratto-col-serpente.html

"Le stanze dell'apprendimento" è il titolo che darò alla prossima mostra, dove, in quanto artista, porto testimonianza del modo in cui sono riuscita io ad attraversare questo processo interiore.

La mostra si articolera' in due sezioni, Nigredo ed Albedo e saranno esposti circa 20 quadri, oltre a molti disegni fatti in canalizzazione.


lunedì 12 marzo 2018

Il Sole a mezzanotte



"Prajapati è invero l'anno, due sono le sue vie: una verso il Sud, l'altra che volge a Nord. Coloro i quali considerano come atto il compimento dei sacrifici e dei doveri religiosi, costoro conseguono il mondo lunare e di nuovo ritornano quaggiù. Questo è il motivo per il quale i saggi che desiderano prole procedono sul cammino che mena a sud. La fruizione del mondo dei sensi è infatti la via dei Padri. Coloro i quali, invece, avendo ricercato per la via del Nord il proprio Sé mediante ascesi, studio, fede, conoscenza, conseguono il sole; costoro invero non ritornano più quaggiù perché hanno raggiunto la sede dei soffi vitali che è l'immortalità, la non-paura, il fine supremo.

Prasna Upanishad, I,9 e I,10

"Senza uscire dalla porta, conoscere il mondo! Senza guardare dalla finestra, vedere la Via del cielo! Più lontano si va, meno si conosce. Perciò il Santo conosce senza viaggiare; egli nomina le cose senza vederle; egli compie senza azione."

Tao Te Ching, XLVII


Ho intitolato questo quadro "Il sole a mezzanotte", definizione usata in alchimia per descrivere una fase del processo interiore di trasformazione.
I simboli vanno intuiti. Questa frase è stata una perla di salvezza per la mia intuizione che ha sempre funzionato meglio della mia parte razionale. Intuizione che si è rivelata preziosa nel momento della sua concretizzazione in un quadro.
Questo quadro appartiene alla serie "Nigredo" che è nata nel vero senso della parola, a conclusione di un lungo periodo complesso che attraverso dal 10 settembre del 1975, l'unica data che mi ricordo bene, essendo quella del mio compleanno.
Siccome sono fermamente convinta che se un quadro parla, non ci sia bisogno di troppe parole per descriverlo, lascio la parola al quadro che parlerà a chi dovrà parlare e a chi sentirà qualche interesse per la tematica trattata.










martedì 6 marzo 2018

UN PUNTO DI LUCE




LA CHIAVE DELLA PORTA DELLE LAME
                                                                         

E' bello ogni tanto ritrovarsi nel suono di una campana
 Nella Quercia del Libano accanto alla chiesa ritrovo le donne sciamane e la loro antica sapienza che le lega a Madre Terra, Gea.
Trovo anche le sciamane guerriere e il loro cerchio bianco, che assomiglia all'orbita di Saturno, come una lama affilata roteante che impedisce il passo.

La caratteristica della Donna è quella di poter fuggire e ritirarsi in un mondo tutto suo, "la stanza tutta per sè" di Virginia Wolf... quello spazio nel quale la donna vive l'importantissima opportunità di liberarsi da ogni condizionamento e fare l'esperienza dell'esistenza di una realtà che solo perchè non si tocca, non significa che non sia reale.
In questo XXIesimo secolo, che nel Tarot di Marsiglia è rappresentato dalla carta XXI, il Mondo, ogni donna sta ricevendo una chiamata dalla parte più antica di sè, chiamata che non è facile eludere e che se non viene accolta, promette di trasformarsi in qualcosa di già tristemente visto...
Lo sciamanesimo descrive l'esistenza di due dimensione che chiama Tonal e Nagual. La donna che si risveglia è la donna che inizia a ricordare, attraverso l'esperienza, che esiste tutta una realtà, che lo sciamanesimo chiama Nagual, non meno reale di quella che viene comunemente accettata come tale.
Certamente questa dimensione non è preclusa all'uomo, ma alla donna da sempre spetta il privilegio di poter aspirare a mostrare la via...una delle tante vie che si aprono ad un certo punto del cammino dell'esistenza...
In questo cammino, esistono gli incontri "casuali", i migliori perchè spontanei e non organizzati. Solitamente in questi incontri, che in realta' non sono casuali ma seguono logiche che sfuggono a una cartesiana e oserei dire binaria visione della realtà, accade qualcosa. Può essere che ci si debba passare un testimone, oppure che si debba semplicemente mettere un punto di luce in un disegno che esiste indipendentemente da noi. 
Kandinsky, nella sua profetica visione dell'arte del futuro, parlava di ARTE TOTALE, intesa come fusione di più linguaggi artistici. Per poterlo fare, ci vuole un contenuto condiviso. Le donne in questo possono fare cerchio, riconoscendo la propria esperienza nell'esperienza dell'altra, possono incontrarsi in modi imprevisti, intrecciando il cammino in un'esperienza condivisa che sia reale e cioè realmente esperita attraverso la propria esperienza, unica e irripetibile.
La poesia "Madonna di cuori" è opera della poetessa messicana Angela Guadalupe,  edita attraverso l'Associazione culturale Cento Lumi di Barga (Lu).
Il quadro è della sottoscritta e prende il titolo dalla poesia citata. 

Madonna di cuori (Guadalupe Angela)

Il mio cuore è un sonaglio abbandonato su una panchina, che ancora tintinna.
Il mio cuore è appeso fuori, col fil di ferro.
Il mio cuore è un disegno abbozzato.
Anche in pubblico, il mio cuore si isola: è interrato nell'orto.
Il mio cuore è il centro di una castagna.
Il mio cuore è sotto una tegola: sul tetto fa le fusa un gatto bianco e nero.
Il mio cuore è il pezzo di stoffa che non servì per il vestito.
Il mio cuore è una carta velina, senza incartato dentro nessun souvenir.
Il mio cuore gira sul rullo che trasporta il bagaglio.
Il mio cuore sono i minuti in ritardo dell'aereo.
Il mio cuore è la gru che rimuove l'auto; è la mia auto, che si porta via la gru.
Il mio cuore è una brocca senz'acqua.
Il mio cuore è un lago artificiale.
Il mio cuore è un parabrezza appannato.
Il mio cuore è un salvadanaio pieno di bigliettini.
Il mio cuore è una donna che attraversa il viale.
Il mio cuore è una ragazza che apre l'astuccio del trucco.
Il mio cuore è una biblioteca deserta.
Il mio cuore è un fiore azzurro, tra le case in costruzione.