giovedì 21 novembre 2013

ARTE OGGETTIVA E ARTE SOGGETTIVA




La differenza tra arte oggettiva e arte soggettiva è sostanziale. Per arte oggettiva si intende ogni forma di espressione (architettura, pittura, musica, teatro) che non abbia la mente come principio creatore e che susciti nell'osservatore la reazione voluta. Un'arte insomma che non appartenga al vissuto e all'esperienza dell'artista ma che sia "oggettiva" per l'appunto, che si rifaccia a regole e a conoscenze valide per tutti.
Ne parlano sia Gurdjieff che Osho ed entrambi sono d'accordo nell'affermare che l'arte soggettiva appartiene alla mente dell'artista, alle sue fantasie, al suo vissuto ai suoi sogni.
Perchè quindi, si chiede Osho, dal momento che la mente degli esseri umani è un crogiolo di mostruosità, perchè far del male agli altri riversando su di loro i suoi prodotti?
Vista da questa prospettiva, l'arte di Picasso diventa un orrore, un'inguardabile testimonianza del caos che aveva nella mente quell'uomo.
Una visione dura da accettare perchè Picasso è Picasso. Se ammettiamo che la sua arte appartiene al soggettivo e quindi non può essere definita "Arte", allora che ne è di tutta l'arte contemporanea?
Pare che Osho non riuscisse a guardare per troppo tempo un quadro di Picasso senza provare un senso di nausea.
Non posso non pensare all'ultima mostra di Picasso che ho visto quest'anno, a Basilea. Io ero entusiasta. Mi piaceva proprio, sono uscita dal museo che avevo voglia di dipingere, piena di suggestioni, di colori, di possibilità espressive. Penso a quelle soluzioni cromatiche che trovo geniali, allo stupore che mi coglie nel vedere quale libertà, quale proprietà di mezzi aveva raggiunto quell'uomo. E' il caos, questo non si può negare. Ma da quel caos nasce qualcosa di geniale. Non si prova senso di vomito, o almeno io non provo l'istinto a fuggire, semmai tutto il contrario, ne sono attratta quasi magneticamente. 
Con questo non sto minimamente mettendo in discussione quello che leggo circa l'arte soggettiva e oggettiva. Se guardiamo alla vita di Picasso non possiamo che convenire sul fatto che tutto era meno che un mistico. Ma le cose che produceva non fanno venire il vomito, questo no....
Se paragono gli effetti che ha avuto su di me la mostra di Picasso con quelli che ha prodotto la visita al museo egizio di Torino però...mi viene da riflettere. Ho ancora viva l'impressione che mi fece una statua: ferma, immobile, maestosa, altera, secolare...ricordo esattamente come fosse ora la sensazione indefinibile che provai. Al cospetto di quella scultura gigantesca qualcosa dentro di me si fermò. Davanti a quella statua ho provato un momento di presenza. Ero lì e in nessun altro posto, ferma in piedi, non pensavo a niente, ero e basta. Io e la statua.
Uscita dal museo egizio non avevo voglia di parlare, ero come stordita. Uscita dalla mostra di Picasso sono andata a farmi un aperitivo al bar con un'amica, ho bevuto e avevo voglia di parlare con tutti (peccato che fossi a Basilea...).
Due reazioni opposte ma entrambe molto belle. Potrei azzardarmi a dire che la reazione a Picasso è stata "orizzontale" mentre quella alla statua egizia "verticale".







Non so di quale arte parliate, rispose Gurdjieff. Vi è arte e arte. Per cominciare ricorderò che vi sono due tipi di arte, l’arte oggettiva e l’arte soggettiva, l’una affatto diversa dall’altra. La differenza tra l’arte oggettiva e l’arte soggettiva consiste nel fatto che nel primo caso l’artista ‘crea’ realmente, fa ciò che ha intenzione di fare, introduce nella sua opera le idee e i sentimenti che vuole. E l’azione della sua opera sulla gente è assolutamente precisa. Quando invece si tratta di arte soggettiva, tutto è accidentale. L’artista non crea, in lui ‘qualcosa si crea da sé’. Ciò significa che un tale artista è in balia di idee, pensieri e di umori che egli non comprende e sui quali non ha il minimo controllo. Voi dite: un artista ‘crea’. Io riservo questa espressione per l’artista oggettivo. Ma voi non fate questa distinzione, che pure è immensa.? (da ‘frammenti di un insegnamento sconosciuto’ di Ouspensky)

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4 commenti:

  1. Certo, se citi Osho, devi accettare poi le conseguenze: devi cioè accettare il fatto che ad un Maestro il tuo amato Picasso faccia orrore. Ed accettare l'idea che un'arte siffatta ti possa piacere perchè incontra il tuo ego...

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  2. "Si ma" secondo me in tutto questo tripudio di ego che è l'arte di Picasso, ci sono dei momenti (non rari) in cui mi pare qualcosa sfugga al suo controllo, il notare certe fratture genera in me un senso di stupore e ammirazione. E' ego? non lo so, dovrei chiederlo a Osho....

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  3. Sfugge al controllo, come un folle sfugge agli infermieri del nosocomio...

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  4. ma non so se il matto del nosocomio saprebbe trovare le stesse soluzioni stilistiche di Picasso, anche se i disegni dei malati di mente hanno sempre qualcosa di tremendamente affascinante e imprevedibile

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