martedì 25 marzo 2014

ARTE E SPIRITUALITA'

                                                                   
                             
 L'arte che non ha avvenire, che è solo   figlia del suo tempo ma non diventerà mai madre del futuro è un'arte sterile. Ha vita breve e muore moralmente nell'attimo in cui cambia l'atmosfera che l'ha prodotta.
                                                                                                     (W.Kandinsky, Lo spirituale nell'arte)


Nel secolo scorso, una tra le figure più importanti del panorama artistico europeo e non, fu Vassily Kandinsky.
Insieme a Franz Marc, Thomas de Hartmann, Paul Klee, Auguste Macke, ed altri, stese uno dei manifesti più significativi dell'arte del '900: "Il cavaliere Azzurro".
Personalmente la lettura di questo almanacco insieme all'altro saggio di Kandinsky dal titolo:"Lo spirituale nell'arte" è stata di grande aiuto e conforto.
Conforto perchè vi ho trovato l'espressione di una sensibilità che comprendo.Inoltre, il fatto che altri prima di me avessero intuito l'esistenza di certe dimensioni rarefatte della percezione, mi ha fatto sentire meno sola nel mio percorso di ricerca.
Aiuto perchè vi ho trovato numerosi spunti e riflessioni sulla strada da seguire.


Copertina per lo spirituale nell'arte (1912)


I concetti espressi da Kandinsky per quanto riguarda la pittura sono di un'attualità impressionante, e oggi, in una dimensione dell'arte dove il dio soldo è diventato l'unico padrone della scena, certi concetti acquistano un peso, a mio avviso, fondamentale.
Kandinsky insiste molto sul concetto di "necessità interiore", intendendo con quest'espressione la forza che spinge l'artista a creare un'opera d'arte.
Questa forza è di natura spirituale.
Nell'introduzione al saggio "Lo spirituale nell'arte" Kandinsky anticipa quello che il nostro secolo sta attualmente vivendo, cento anni fa infatti egli scriveva:

"La nostra anima si sta risvegliando da un lungo periodo di materialismo, e racchiude in sè i germi di quella disperazione che nasce dalla mancanza di una fede, di uno scopo, di una meta".

E più avanti aggiunge: "Sentimenti rozzi come paura, gioia, tristezza, ecc, che nell'epoca della tentazione potevano ancora costituire materia d'arte, interessano meno l'artista. L'artista cercherà di suscitare sentimenti senza nome. La sua è una vita complessa, relativamente aristocratica e le sue opere daranno allo spettatore sensibile emozioni sottili, inesprimibili a parole".


(Kandinsky, Primo acquerello astratto, 1901)

Questa interpretazione dell'arte è particolarmente impegnativa ed elevata, il riuscire a far nascere all'interno dello spettatore sentimenti sottili e impercettibili, è un compito che si addice a un maestro spirituale.
Da questo punto di vista però la collaborazione dello spettatore è fondamentale. Aggiunge infatti Kandinsky:

"Attualmente però lo spettatore è quasi sempre incapace di emozioni. Nell'opera d'arte cerca una mera imitazione della natura a scopo pratico (ritratti o simili), o un'interpretazione, cioè una pittura impressionistica, oppure degli stati d'animo rivestiti di forme naturali, vale a dire un'atmosfera, una Stimmung".

Con questo non intende criticare o rigettare l'arte del passato. Solo vuole puntualizzare il fatto che questo tipo di arte, sebbene impedisca all'animo dello spettatore di involgarirsi, non esaurisce però tutte le potenzialità dell'arte.

Il cavaliere azzurro, Almanacco.


Kandinsky va oltre e capisce che l'arte è anche altro, rispetto a quello che è stata nel passato, e questo altro è ciò verso cui l'arte deve e dovrà tendere per non perdersi e scomparire.
Egli sostiene che il mero riproporre un tipo di arte che non risponde più alle esigenze e ai canoni della società che sta cambiando significa riproporre forme ormai vuote.
L'arte greca, bellissima e perfetta, appartiene ad una civiltà che ormai non esiste più, una civiltà che aveva le sue regole e la sua sensibilità e che la esprimeva attraverso quel particolare tipo di arte.
Cercare di opporre alla degenerazione dilagante vecchi modelli di arte, significa perdere una battaglia fondamentale, e, a mio avviso, lasciare campo aperto al brutto dilagante.
E' innegabile che ormai l'arte abbia preso una direzione che non la porterà da nessuna parte.
Non tutta certo. Esistono moltissimi artisti dotati di sensibilità e spiritualmente impegnati che si interrogano, cercano, e usano il mezzo espressivo che hanno per comunicare con l'anima dello spettatore.
Ma accanto ad essi e in misura molto più impegnativa, esiste tutta una massa di artisti che nutrendo il proprio ego non fanno altro che alimentare il brutto dilagante.
Il mercato purtroppo fa la sua in tutto questo, e la fa in maniera dominante.

Alla luce di queste riflessioni le parole di Kandisky risuonano come un monito per tutti, artisti e spettatori:

"La gente tiene in mano i cataloghi. Li sfoglia, legge i nomi passando da una tela all'altra. Poi se ne va, povera o ricca com'era venuta, ed è subito riassorbita dai suoi interessi che non hanno niente a che fare con l'arte. Perchè è venuta?[...] Chi poteva parlare non ha detto nulla e chi poteva udire non ha udito nulla.
E' questa "l'art pour l'art". Questo annullare i suoni interiori, che sono la vita dei colori, questo disperdere nel vuoto l'energie dell'artista è "l'arte per l'arte" [...]. La vita spirituale di cui l'arte è una componente fondamentale, è un movimento ascendente e progressivo, tanto complesso quanto chiaro e preciso. E' il movimento della conoscenza"


Ogni opera d’arte è figlia del suo tempo, e spesso è madre dei nostri sentimenti […] 
Non c’è nessun dovere in arte. L’arte è eternamente libera. 
Fugge il «dovere» come il giorno la notte 
Vasilij Kandinskij Lo spirituale nell’arte, 1911


Balletto russo (August Macke) (Russisches Ballett),1912




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