martedì 4 marzo 2014

ARTE DEGENERATA?



Mi è rimasta molto impressa la scena di un film, che non mi è piaciuto, ma che mi ha fatta riflettere. la scena è la seguente: un soldato nazista, col lanciafiamme, distrugge una serie di quadri di arte "degenerata"...
Una scena del genere provoca ovviamente sdegno, riprovazione, orrore e chi più ne ha più ne metta. Soprattutto se i quadri bruciati portano fiirme come:Picasso, Chagall ecc... .
Sarebbe troppo facile però bollare questi episodi, che non sono scene di finzione ma sono accaduti realmente, come atti folli di un periodo folle.
Sappiamo che dietro a gesti come questo vi sono teorie serie e radicate, che non possono essere liquidate con un semplice moto di sdegno, peraltro fin troppo facile oggi.
Mi dico: se i nazisti avessero visto quello che gira ora cosa avrebbero fatto? quando vedo l'intervista alla signora delle pulizie di Bari che ha scambiato un' "opera d'arte" per spazzatura e l'ha buttata via, gongolo nel mio intimo. 
Quella è davvero spazzatura e non merita altro che il cassonetto (sempre secondo me)...
Non nego che quando sono stata ad Art Basel, di fronte a certe cose e alle cifre che ci giravano intorno, se avessi avuto un lanciafiamme forse mi sarei improvvisata anch'io nazista e avrei fatto un gesto folle...
effettivamente il concetto di arte degenerata si applicherebbe bene, a mio avviso, a quello che ci vediamo intorno oggi.
Poi però penso a Paul Klee (uno per tutti), che è il pittore che più mi tocca nel panorama del Novecento. Penso alle cose che ha scritto, alla dedizione e l'amore che ha messo nella sua opera. Non riesco a trovare niente di degenerato nel suo animo. Leggete i diari, ne emerge una natura forte e sensibile allo stesso tempo, un uomo che ha dedicato tutta la vita ad una passione, la pittura, e ha prodotto a mio avviso, opere che esprimono sensibilità, equilibrio, ironia.
Bollare la sua opera come "degenerata" proprio non mi riesce. 
Eppure è stato fatto, e non da persone digiune di conoscenze artistiche.
Il problema sta tutto nel momento in cui ci si pone di fronte all'opera secondo me.
Con che occhi la guardiamo?
Con la vista del cervello o con la vista del cuore?
Perchè se usiamo il cervello per guardare un'opera, non possiamo non applicare tutte le teorie che conosciamo, ragioniamo l'opera e decidiamo se è buona o cattiva in base a un'idea.
Ma se la guardiamo col cuore, allora la sentiamo, e solo in quel momento possiamo capire se un'opera ci parla oppure no, se esprime bellezza oppure no.
Un'anima bella non può non produrre bellezza, indipendentemente dal mezzo, dalla forma e dagli strumenti che usa.
Indipendentemente dalla razza a cui appartiene, indipendentemente dal credo religioso che abbraccia.
Per tornare alla signora di Bari, trovandosi di fronte a uno scatolone vuoto e a delle bottiglie di birra buttate a terra, ha giustamente sentito che quella era spazzatura, perchè lo era, e l'ha buttata.
Quella è arte degenerata, ma non c'è bisogno di scomodare J.A.C. de Gobineau....
Preferisco allora parlare in termini di arte oggettiva e soggettiva.
Se entriamo in questo ambito accetto il giudizio di Osho:
"Osserva i dipinti di Picasso. È un grande pittore, ma è solo un artista soggettivo. Se guardi i suoi quadri, inizi a sentirti male, ti girerà la testa, comincerai a dare i numeri. Non puoi guardare i quadri di Picasso per troppo tempo. Ti viene voglia di scappare, perché il quadro non è nato da un essere silenzioso. Nasce dal caos. È il sottoprodotto di un incubo. Ma il novantanove percento di tutta l'arte appartiene a questa categoria"
Non credo che Osho però avrebbe mai preso un lanciafiamme per distruggere un quadro di Picasso. Semplicemente ne sarebbe stato lontano, perchè una pittura del genere, riflettendo l'animo caotico e materialista dell'artista, gli avrebbe procurato sensazioni di inquietudine e agitazione.
Picasso era un uomo terrestre, che ha dedicato tutta la vita alla pittura e ha vissuto intensamente, ha vissuto la materia e l'ha rappresentata, col suo caos, con la sua forza, con la sua brutalità.
Poi penso a Morandi...alle sue bottiglie, alle nature morte, a quei quadri che invece esprimono silenzio, stasi, assenza.
Non posso non sentire un animo riflessivo dietro a queste opere, una persona solitaria, che percepiva l'inconsistenza della realtà e la rappresentava.
Arte soggettiva certo, ma più vicina a un concetto di meditazione rispetto ai quadri di Picasso.
Alle volte anche una persona che non si è mai posta problemi di natura spirituale può accedere a dimensioni altre, in modo inconsapevole e quindi molto più vero che se le avesse cercate di proposito.
Certe cose però si sentono, non si capiscono. E per sentirle bisogna sgombrare la mente da tutte le idee che la affollano, da tutte le teorie, e ascoltare se stessi, se dentro abbiamo qualcosa, allora quel qualcosa vibrerà e riconoscerà dove c'è del vero, del bello, del vivo.



OPERA D'ARTE NELLA SPAZZATURA:



per chi volesse approfondire il concetto di "arte degenerata":

http://www.frammentiarte.it/dall'Impressionismo/movimenti/arte%20degenerata.htm
















4 commenti:

  1. Quindi, da quel che dici, ne discende che una persona che "sente" e non "pensa" l'arte, possa tranquillamente tenersi lontana non solo da Picasso, ma anche da Klee e Morandi: perchè li sente estranei. Se lo accettiamo, abbiamo chiuso la discussione su un secolo d'arte. Il laciafiamme lo usavano quelli che volevano cambiare il mondo: la distanza quelli che voglion cambiare se stessi. Ognuno si regoli i base al proprio livello: e che i critici faccian ritorno nel buio.

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    1. scusa eh, ma è esattamente il contrario: la persona che "pensa" l'arte può non amare Picasso e compagnia per motivi puramente teorici. Ma a volte può capitare che per qualche strano motivo possa sentire del bello anche in quadri di arte degenerata...a questo punto ci pensa l'amnesia a cancellare l'esperienza...per quanto riguarda il lanciafiamme come mezzo per cambiare il mondo, beh, non mi pare abbia funzionato, il mondo è andato nella direzione in cui stava andando perchè, mi dicono, i cambiamenti reali sono quelli interiori. Anche il lanciafiamme (come i calci nel culo) va saputo usare, altrimenti si perdono le guerre...i critici hanno libertà di parola esattamente come me e te, se non ci piacciono basta non ascoltarli :)

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  2. Penso che buona parte di quanto hai scritto sia condivisibile. Quando, però, parli di "certe cose e alle cifre che ci giravano intorno", distinguerei il piano commerciale, quello che pesa l'arte come prodotto che vende o meno, e il piano estetico, delle bellezza, e sentimentale, del cuore. Vedere e vivere l'arte dall'uno o dall'altro punto di partenza cambia molto il giudizio e il modo di recepire l'opera stessa, anche se a volte ( rare) potrebbe coincidere il punto di fuga.

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    1. purtroppo per vivere l'arte bisogna fare i conti col piano commerciale...e non sono conti facili :(

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